Caro Scalese,
trovo istruttivo, per me, e gratificante discutere con te, ma vorrei precisare alcune cosette.
Penso, innanzitutto, che per certe questioni la cattedra sia più indicata di un palco, specie se a “salire” è un professore capace non solo di insegnare, ma anche di stimolare, dall’alto della sua serena cultura, la ricerca, intesa come ampliamento delle proprie conoscenze.
Per quanto riguarda Weber, sono d’ accordo sul “lievito del capitalismo”, ma il lievito, faccio notare, è limitato nel suo espandersi e così la società se non in caste risulta divisa in ceti sociali che oggi, come ben sai, l’ hanno di fatto bloccata (è una conseguenza della predestinazione?).
Trovo puerile, questo si, non distinguere tra Chiesa e Chiesa riformata, anche se Sant’Agostino aveva già predicato la predestinazione. Sono state tante le differenze che la Chiesa ha sentito il bisogno di convocare il Concilio di Trento.
Quanto a Galilei, mi è capitato tra le mani il libro dal titolo: “Alla ricerca del libro perduto”. Owen Gingerich, l’autore, confuta, attraverso l’analisi di ben 601 copie, quasi tutte annotate ai margini della principale opera di Copernico, “De rivolutionibus orbium coelestium”, l’affermazione di Arthur Koestler (“I sonnambuli”), secondo cui detta opera è “un libro che nessuno ha mai letto”.
Considerato il periodo storico in cui fu concepito il “De rivolutionibus”, la lentezza dei mezzi di comunicazione del secolo XVII e l’eventuale facile smarrimento di altri volumi, è facile dedurre che l’opera ebbe una …discreta diffusione e, quindi, risulta difficile affermare che il “De rivolutionibus non era stato letto da nessuno”.
Spero che questa non sia l’unica non verità presente nell’opera di Koestler, tanto da dover inserire tra i sonnambuli lo stesso autore.
E’ piuttosto ardito e puerile il tuo concetto secondo cui “Galilei aveva messo le mani avanti sostenendo che la Bibbia trattava le verità teologiche non quelle fisiche. Con tale affermazione Galilei volle tentare di liberare la scienza dalla dipendenza non solo da Aristotele, ma anche dalle Sacre Scritture, distinguendo tra la sfera della ragione e quella della fede.
Il fine della Scrittura è, quindi, insegnare “come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo”, essendo quest’ultimo il fine della scienza.
Macchie solari
Non sarebbe più logico e aderente alla realtà affermare che attorno al 1610 tre osservatori indipendenti - Fabricius, Scheiner e Galilei – pervennero alle stesse scoperte?
Cannocchiale
E’ vero che i primi costruttori di cannocchiali furono olandesi (H. Lipperhey, S. Ianssen…) ma Galilei realizzò nel 1609 un cannocchiale di 20 ingrandimenti, ben più potente di tutti quelli circolanti all’epoca in Europa.
Circa le motivazioni della condanna subita da Galilei, non preoccuparti poiché penso di conoscerle. Vai a dormire con tranquillità, sei stato fin troppo disponibile. A me basta riscrivere, vedi mia dell’08/05 scorso, quelle date dall’Inquisizione (santa?): si era reso “vehementemente sospetto d’heresia, cioè d’avere tenuto e creduto dottrina falsa e contraria alle Sacre e Divine scritture, ch’il sole sia centro della Terra e che non si muove da oriente a occidente, e che la Terra si muova e non sia centro del mondo”.
Con affetto sincero
P.S.: “L’inerzia delle mente umana e la sua resistenza all’innovazione si dimostrano più chiaramente non…nelle masse incolte… bensì nei professionisti coi loro interessi acquisiti per tradizione e per il monopolio del sapere”.
11 maggio 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Keep up the good work.
Posta un commento