Il presidente Napolitano si sveglia, ma il governo e il suo capo non ci fanno caso. Nonostante la lettera inviata dal Quirinale, non una semplice esternazione verbale, contro ogni forma di rispetto istituzionale e personale, l’uomo della Provvidenza, ora lo possiamo ben dire, incoraggiato e confortato dai suoi discepoli, ha fatto approvare un decreto che ferma la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiale fin quando il Parlamento non provvederà ad approvare una legge sul testamento biologico che, naturalmente, affosserà le sentenze emesse e mortificherà violentemente il dramma di Eluana.
Una decisione grave che farà precipitare la Nazione nel caos istituzionale, in quanto ha di fatto aperto un grave disputa tra la Presidenza della Repubblica e la presidenza del Consiglio con la benedizione del Vaticano che esulta perché “ci hanno ascoltato”, in quanto “Eluana è viva, ha il diritto di vivere, e la comunità politica deve sostenere la sua vita con i mezzi che ci sono (Mons Sgreccia)”. Ecco l’imprimatur divino. Non c’è bisogno dell’”alzati e cammina” perché “Eluana è viva”, anche se i genitori in 17 anni non se ne sono accorti. E la divinità, nella sua imperscrutabilità, manda la Provvidenza servendosi del braccio secolare, per mostrare tutto il suo amore per la vita, non importa se in molte parti del pianeta la guerra, le malattie e la fame causano centinaia di migliaia di morti.
Berlusconi, non soddisfatto della prodezza, invia un chiaro messaggio verbale a Napolitano, indecente perché irrispettoso della persona e del ruolo che svolge, e vergognoso perché ricattatorio e minaccioso.
“Se il presidente della Repubblica non firmasse il decreto, dichiara, noi inviteremmo immediatamente il Parlamento a riunirsi ad horas ed approvare in pochissimo tempo , due o tre giorni, una legge che anticipasse quella legge che è già nell’iter legislativo, e cioè quella che contiene questa norma”.
Per dare maggior consistenza al provvedimento, l’unto chiama in causa Onida, il presidente emerito della Corte Costituzionale che si affretta a dichiarare che “…disconosco nella maniera più assoluta qualunque mia partecipazione alla stesura del testo di un decreto legge che non ritengo nemmeno di commentare”.
Caro presidente Napolitano poteva svegliarsi prima sia sul lodo Alfano sia sulle decisioni del CSM di cui è presidente perché, e mi meraviglio di Lei che stimo molto, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Il premier è capace di tutto, come questo decreto dimostra. Spaccare l’Italia è una sua prerogativa, non c’e mediazione in lui ma solo contrapposizione, mai parole di pace ma sempre pronto alla polemica.
Il fuoco è acceso, mi auguro che si troverà il modo di spegnerlo. Fino a questo momento, non si vede come ma le vie del Signore sono infinite e in terra tutto è caduco, anche l’albero più robusto può essere abbattuto dal vento.
Mi auguro che il parlamento abbia un momento di orgoglio (non si sa mai) è si ribelli e smetta di procedere verso il baratro.
06 febbraio 2009
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