pubblicato da Massimo Falcioni – orientamento politico: categorie: Il punto politico
Gli “ex” sono i più “incarogniti”. Non solo nei rapporti affettivi e personali. Anche in politica. Prendete due come Renato Brunetta e Maurizio Sacconi, oggi ministri così solerti nell’applicare la linea del premier, da sembrare due “pseudonimi” del Cavaliere.
Brunetta e Sacconi si sentono in missione. Oramai una crociata contro i lavoratori e le loro organizzazioni sindacali, specie la Cgil. Sapete da dove vengono i due “pasdaran” berlusconiani?
Sono stati esponenti del Psi (dalla sinistra lombardiana alla folgorazione di Bettino Craxi e di Gianni de Michelis) e poi della “grande” Cgil. Entrambi si sono distinti prevalentemente nell’incensare il loro capo di turno (prima Lombardi, poi Craxi e De Michelis, l’ingraiano Foa in Cgil, infine l’infatuazione per Berlusconi) e nell’attacco intransigente e virulento contro i “nemici” interni ed esterni (contro Berlinguer e il Pci, contro Lama e la Cgil).
Entrambi, specie Brunetta, hanno sempre visto la pagliuzza nell’occhio altrui e mai la trave nei loro occhi e in quelli dei loro venerati capi. Non risulta abbiano, ad esempio, mai mosso un dito negli anni della degenerazione socialista, sfociata poi nel tintinnio delle manette di tangentopoli.
Sacconi e Brunetta hanno scelto Berlusconi (in compagnia di Fini e Bossi) per realizzare una politica – loro dicono – di sinistra. I fatti però sembrano dimostrare il contrario, con una azione pervicace di stampo populista per bacchettare “fannulloni” e “privilegiati” che si tramuta in azione politica per abbassare le orecchie ai lavoratori e a quella organizzazione, la Cgil, da cui i due ministri provengono.
Ma il troppo stroppia. C’è tanto zelo, che la critica si tramuta in attacco a testa bassa, senza ritegno, da apparire persino “livorosi”. Insomma Sacconi e Brunetta pare approfittino dell’occasione offerta loro da Berlusconi per regolare conti politici e personali.
Entrambi vogliono fare pulizia, partendo dal basso, con la punizione degli ultimi. Cambiare tutto e subito per non cambiare niente. Una richiesta di sacrifici di chi sta peggio per difendere di fatto il sistema che si vuole consolidare: quello berlusconiano.
“E’ il popolo che ci ha eletti e questo vuole il popolo” – dicono. Sì. La democrazia è fondata sulla legittimità del consenso popolare, ma è anche il frutto sofisticato di un equilibrio dei poteri. Chi è al governo ci spiega che l’unzione popolare è l’ “in sé” esclusivo della legittimazione. E dunque …
Qui il rischio è di trovarsi con una “dittatura” della maggioranza più la “dittatura” del premier sulla maggioranza. Un film già visto.
Tratto da polis blog.it
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