La "colpa" più grave del nostro sistema democratico è che "non c'è colpa", cioè non c'è responsabilità e, quindi, non si trovano (non di vogliono trovare) i responsabili di quqalsivoglia misfatto (reato) perpetrato dalle pubbliche amministrazioni che, in tal modo, usano, anzi sperperano il pubblico denaro in opere spesso inutili o in operazioni finanziarie irresponsabili.
Io non credo nella ingenuità o nella buona fede di coloro che hanno sottoscritto i derivati (per esempio, Albertini è un imprenditore e come tale uso a sottoscrivere prodotti bancari),credo nel dolo e nella loro diretta responsabilità, poiché, pur avendone avuto la possibilità non hanno usato le consulenze, di cui spesso abusano.
Hanno procurato un danno, non a una istituzione astratta ma concreta qual è il Comune che hanno amministrato su delega dei cittadini.
Devono subire un legittimo procedimento penale e pagare direttamente, anche perché, se è vero che la legge non ammette ignoranza per il semplice e spesso sprovveduto cittadino, a maggior raggione questo assioma dovrebbe valere per gli amministratori che dal cittadino sono delegati ad amministrare dei beni che non sono di loro proprietà. La questione non può, anzi non deve, esaurirsi con la non elezione ma con l'azione giudiziaria obbligatoria per colpèa grave.
In Italia, si sa, tranne i poveri "cristi", nessuno paga. Le responsabilità nella pubblica amministrazione non possono essere verificate solo dal cittadino al momento del voto (a livello nazionale nemmeno questo possono fare, poiché i partiti hanno abolito il voto di preferenza), ma anche e soprattutto dalla "giustizia".
La casta, a tutti i livelli di responsabilità, deve rispondere del suo operato e la mancata conoscenza delle leggi o delle conseguenze di un'azione come la sottoscriziomne dei "derivati" non giustiifica il loro operato, perché non hanno usato gli strumenti necessari, le consulenze, per verificarne la bontà.
23 gennaio 2009
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