24 gennaio 2009

Noi vittime dei preti pedofili

di Paolo Tessadri
Decine di bambini e ragazzi sordi violentati e molestati in un istituto di Verona fino al 1984. E dopo decenni di tormenti, gli ex allievi trovano la forza di denunciare gli orrori. Ma molti dei sacerdoti sono ancora lì


Per oltre un secolo è stato un simbolo della carità della Chiesa: una scuola specializzata per garantire un futuro migliore ai bambini sordi e muti, sostenendoli negli studi e nell'inserimento al lavoro. L'Istituto Antonio Provolo di Verona ospitava i piccoli delle famiglie povere, figli di un Nord-est contadino dove il boom economico doveva ancora arrivare. Fino alla metà degli anni Ottanta è stato un modello internazionale, ma nel tetro edificio di Chievo, una costruzione a metà strada tra il seminario e il carcere, sarebbero avvenuti episodi terribili.

Solo oggi, rincuorati dalle parole di condanna pronunciate da papa Ratzinger contro i sacerdoti pedofili, decine di ex ospiti hanno trovato la forza per venire allo scoperto e denunciare la loro drammatica esperienza: "Preti e fratelli religiosi hanno abusato sessualmente di noi". Un'accusa sottoscritta da oltre 60 persone, bambini e bambine che hanno vissuto nell'Istituto, e che ora scrivono: "Abbiamo superato la nostra paura e la nostra reticenza".

Gli abusi di cui parlano sarebbero proseguiti per almeno trent'anni, fino al 1984. Sono pronti a elencare una lunga lista di vittime e testimoni, ma non possono più rivolgersi alla magistratura: tutti i reati sono ormai prescritti, cancellati dal tempo. I sordomuti che dichiarano di portarsi dentro questo dramma sostengono però di non essere interessati né alle condanne penali né ai risarcimenti economici. Loro, scrivono, vogliono evitare che altri corrano il rischio di subire le stesse violenze: una decina dei religiosi che accusano oggi sono anziani, ma restano ancora in servizio nell'Istituto, nelle sedi di Verona e di Chievo. Per questo, dopo essersi rivolti al vescovo di Verona e ai vertici del Provolo, 15 ex allievi hanno inviato a 'L'espresso' le testimonianze - scritte e filmate - della loro esperienza.
Documenti sconvolgenti, che potrebbero aprire uno squarcio su uno dei più gravi casi di pedofilia in Italia: gli episodi riguardano 25 religiosi, le vittime potrebbero essere almeno un centinaio.

La denuncia
Gli ex allievi, nonostante le difficoltà nell'udito e nella parola, sono riusciti a costruirsi un percorso di vita, portandosi dentro le tracce dell'orrore. Dopo l'esplosione dello scandalo statunitense che ha costretto la Chiesa a prendere atto del problema pedofilia, e la dura presa di posizione di papa Benedetto XVI anche loro hanno deciso di non nascondere più nulla. Si sono ritrovati nell'Associazione sordi Antonio Provolo e poi si sono rivolti alla curia e ai vertici dell'Istituto. Una delle ultime lettere l'hanno indirizzata a monsignor Giampietro Mazzoni, il vicario giudiziale, ossia il magistrato del Tribunale ecclesiastico della diocesi di Verona. È il 20 novembre 2008: "I sordi hanno deciso di far presente a Sua Eminenza il Vescovo quanto era loro accaduto. Nella stanza adibita a confessionale della chiesa di Santa Maria del Pianto dell'Istituto Provolo, alcuni preti approfittavano per farsi masturbare e palpare a loro volta da bambine e ragazze sorde (la porta era in quei momenti sempre chiusa a chiave).

I rapporti sodomitici avvenivano nel dormitorio, nelle camere dei preti e nei bagni sia all'Istituto Provolo di Verona che al Chievo e, durante il periodo delle colonie, a Villa Cervi di San Zeno di Montagna". E ancora: "Come non bastasse, i bambini e ragazzi sordi venivano sottoposti a vessazioni, botte e bastonature. I sordi possono fare i nomi dei preti e dei fratelli laici coinvolti e dare testimonianza". Seguono le firme: nome e cognome di 67 ex allievi.

Le storie
I protagonisti della denuncia citano un elenco di casi addirittura molto più lungo, che parte dagli anni Cinquanta. Descrivonomezzo secolo di sevizie, perfino sotto l'altare, in confessionale, dentro ai luoghi più sacri.
Quei bambini oggi hanno in media tra i 50 e i 70 anni: il più giovane compirà 41 anni fra pochi giorni. Qualcuno dice di essere stato seviziato fino quasi alla maggiore età. Gli abusi, raccontano, avvenivano anche in gruppo, sotto la doccia. Scene raccapriccianti, impresse nella loro memoria. Ricorda Giuseppe, che come tutti gli altri ha fornito a 'L'espresso' generalità complete: "Tre ragazzini e tre preti si masturbavano a vicenda sotto la doccia". Ma la storia più angosciante è quella di Bruno, oggi sessantenne, che alla fine degli anni Cinquanta spiccava sugli altri bambini per i lineamenti angelici: era il 'bello' della sua classe. E solo ora tira fuori l'incubo che lo ha tormentato per tutta la vita: "Sono diventato sordo a otto anni, a nove frequentavo il Provolo che ho lasciato a 15 anni. Tre mesi dopo la mia entrata in istituto e fino al quindicesimo anno sono stato oggetto di attenzioni sessuali, sono stato sodomizzato e costretto a rapporti di ogni tipo dai seguenti preti e fratelli.". Ha elencato 16 nomi. Nella lista anche un alto prelato, molto famoso a Verona: due sacerdoti del Provolo avrebbero accompagnato Bruno nel palazzo dell'ecclesiastico.
"Era il 1959, avevo 11 anni. Mi ha sodomizzato e preteso altri giochi sessuali. È stata un'esperienza terribile che mi ha procurato da adulto gravi problemi psicologici".

Il dramma
Un altro ex allievo, Guido, dichiara di essere stato molestato da un prete: "Avveniva nella sua stanza all'ultimo piano. E mi costringeva a fare queste cose anche a Villa Cervi durante le colonie estive e al campeggio sul lago di Garda". Carlo è rimasto all'istituto dai 7 ai 18 anni, e chiama in causa un altro sacerdote: "Mi costringeva spesso con punizioni (in ginocchio per ore in un angolo) e percosse (violenti schiaffi e bastonature) ad avere rapporti con lui". Altre volte si sarebbe trattato di bacchettate sulle mani, mentre di notte "nello stanzone dove dormivo con altri sordi spesso mi svegliava per portarmi nei bagni dove mi sodomizzava o si faceva masturbare. Non ho mai dimenticato".
Sono racconti simili. Tragedie vissute da bambini di famiglie povere, colpiti dalla sordità e poi finiti tra le mura dell'istituto; drammi tenuti dentro per decenni. Ricostruisce Ermanno: "La violenza è avvenuta nei bagni e nelle stanze dell'Istituto Provolo e anche nella chiesa adiacente". "Se rifiutavo minacciava di darmi un brutto voto in condotta, questi fatti mi tornano sempre in mente", scrive un altro. Giuseppe qualche volta a Verona incontra il suo violentatore, "ancora oggi quando lo vedo provo molto disagio. Non sono mai riuscito a dimenticare". Stando alle denunce, le vittime erano soprattutto ragazzini. Ma ci sono anche episodi testimoniati da bambine. Lina ora ha cinquant'anni, è rimasta "all'istituto per sordomuti dai sei ai 17 anni. A tredici anni nella chiesa, durante la confessione faccia a faccia (senza grata), il sacerdote mi ha toccata il seno più volte. Ricordo bene il suo nome. Io mi sono spaventata moltissimo e da allora non mi sono più confessata". Giovanna scrive che un altro prete "ha tirato fuori il membro e voleva che lo toccassi". E per molte ragazzine i fatti avvenivano nella chiesa dell'istituto, sotto l'altare. A qualcuna, però, è andata molto peggio.

Gli esposti
Oggi l'Istituto Antonio Provolo ha cambiato completamente struttura e missione. Le iniziative per il sostegno ai sordomuti sono state ridimensionate e vengono finanziate anche dalla Regione Veneto. Adesso l'attività principale è il Centro educativo e di formazione professionale, gestito interamente da laici, che offre corsi d'avanguardia per giovani ed è specializzato nella riqualificazione di disoccupati. Al vertice di tutto ci sono sempre i religiosi della Congregazione della Compagnia di Maria per l'educazione dei sordomuti, che dipendono direttamente dalla Santa Sede. Alla Congregazione si sono rivolti gli ex allievi chiedendo l'allontanamento dei sacerdoti chiamati in causa.Secondo la loro associazione, "c'è già stata più di un'ammissione di colpa". La più importante risale al 2006, quando don Danilo Corradi, superiore generale dell'Istituto Provolo, avrebbe incontrato più di 50 ex allievi. Secondo l'Associazione, il superiore a nome dell'Istituto avrebbe chiesto 12 volte scusa per gli abusi commessi dagli altri religiosi. I testimoni ricostruiscono una riunione dai toni drammatici: don Corradi che stringe il capo fra le mani, suda, chiede perdono, s'inginocchia. Ma i sordomuti avrebbero preteso l'allontanamento dei sacerdoti coinvolti, senza ottenerlo. A 'L'espresso' don Danilo Corradi fornisce una versione diversa: "Ho sentito qualcosa, ma io sono arrivato nel 2003 e di quello che è successo prima non so. Non rispondo alle accuse, non so chi le faccia: risponderemo dopo aver letto l'articolo".

La Curia
Da quasi due anni gli ex allievi si sono appellati anche alla Curia di Verona, informandola nel corso di più incontri. Il presidente della Associazione sordi Antonio Provolo, Giorgio Dalla Bernardina, ne elenca tre: a uno hanno preso parte 52 persone. E scrive al vescovo: "Nonostante i nostri incontri in Curia durante i quali abbiamo fatto presente anche e soprattutto gli atti di pedofilia e gli abusi sessuali subiti dai sordomuti durante la permanenza all'istituto, a oggi non ci è stata data alcuna risposta". L'ultima lettera è dell'8 dicembre 2008. Pochi mesi prima, a settembre, avevano fatto l'ennesimo tentativo, inviando una raccomandata al vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti. Senza risposta, "nonostante le sue rassicurazioni e promesse di intervento". Questa missiva è stata firmata da tre associazioni di sordi: Associazione Sordi Antonio Provolo, Associazione non udenti Provolo, Associazione sordi Basso Veronese-Legnago.
Il vescovo, interpellato da 'L'espresso', replica con una nota scritta: "Il Provolo è una congregazione religiosa. In quanto tale è di diritto pontificio e perciò sotto la giurisdizione del Dicastero dei religiosi. La diocesi di Verona, sul cui territorio è sorta la Congregazione, apprezza l'opera di carattere sociale da essa svolta in favore dei sordomuti". Poi monsignor Giuseppe Zenti entra nel merito: "Per quanto attiene l'accusa di eventuale pedofilia, rivolta a preti e fratelli laici, che risalirebbe ad alcune decine di anni fa, la diocesi di Verona è del tutto all'oscuro. A me fecero cenno del problema alcuni di una Associazione legata al Provolo, ma come ricatto rispetto a due richieste di carattere economico, nell'eventualità che non fossero esaudite. Tuttavia a me non rivolsero alcuna accusa circostanziata riferita a persone concrete, ma unicamente accuse di carattere generico. Non ho altro da aggiungere se non l'impegno a seguire in tutto e per tutto le indicazioni contenute nel codice di diritto canonico e nelle successive prese di posizione della Santa Sede. Nella speranza che presto sia raggiunto l'obiettivo di conoscere la verità dei fatti".

L'Associazione sordi Antonio Provolo risponde al vescovo negando qualunque ricatto o interesse economico: "Gli abbiamo soltanto fatto presente i problemi, noi vogliamo che quei sacerdoti vengano allontanati perché quello che hanno fatto a noi non accada ad altri".
(22 gennaio 2009)
Tratto da “L’Espresso” n° 4 del 29 gennaio 2009

CI RISIAMO
Etica, moralità, aborto, embrioni, diritto alla vita, celibato ecclesiastico, unioni di fatto sono le molteplici intromissioni nella vita pubblica …ma sulla pedofilia il Vaticano si limita ai proclami. La pedofilia è un vizio secolare che investe molti ecclesiastici e che la Chiesa non ha mai risolto, che ha quasi nascosto. La pedofilia, specie in un ambiente in odore di santità deve essere sradicata dalle radice con processi pubblici, senza trasferimenti ad altra parrocchia o diocesi che sembrano una licenza a continuare, una delle pene spesso adottate dal Vaticano, ma con punizioni esemplari come l’espulsione dall’ordine religioso.
La pedofilia è un abuso sessuale verso minori innocenti e indifesi, un reato indefinibile nella sua gravità, i cui traumi non vengono più sanati…una ignominia, un crimine contro l’umanità.
Ciò sarebbe meritorio e apprezzato sia dai credenti che dai tanti laici.
Perché la Chiesa non usa nei confronti dei “suoi” pedofili lo stesso atteggiamento di condanna e di repulsione che usa verso i gay? È un mistero, tra i tanti che si aggirano nei palazzi del potere vaticano.
Io non so se i fatti descritti nell’articolo rispondono a verità, ma, nonostante la prescrizione per il tempo trascorso, non solo la Chiesa, ma anche la Magistratura deve avviare un’inchiesta in quanto le vittime dell’abuso sono cittadini italiani

23 gennaio 2009

LA RESPONSABILITà DELL'AZIONE AMMINISTRATIVA

La "colpa" più grave del nostro sistema democratico è che "non c'è colpa", cioè non c'è responsabilità e, quindi, non si trovano (non di vogliono trovare) i responsabili di quqalsivoglia misfatto (reato) perpetrato dalle pubbliche amministrazioni che, in tal modo, usano, anzi sperperano il pubblico denaro in opere spesso inutili o in operazioni finanziarie irresponsabili.
Io non credo nella ingenuità o nella buona fede di coloro che hanno sottoscritto i derivati (per esempio, Albertini è un imprenditore e come tale uso a sottoscrivere prodotti bancari),credo nel dolo e nella loro diretta responsabilità, poiché, pur avendone avuto la possibilità non hanno usato le consulenze, di cui spesso abusano.
Hanno procurato un danno, non a una istituzione astratta ma concreta qual è il Comune che hanno amministrato su delega dei cittadini.
Devono subire un legittimo procedimento penale e pagare direttamente, anche perché, se è vero che la legge non ammette ignoranza per il semplice e spesso sprovveduto cittadino, a maggior raggione questo assioma dovrebbe valere per gli amministratori che dal cittadino sono delegati ad amministrare dei beni che non sono di loro proprietà. La questione non può, anzi non deve, esaurirsi con la non elezione ma con l'azione giudiziaria obbligatoria per colpèa grave.
In Italia, si sa, tranne i poveri "cristi", nessuno paga. Le responsabilità nella pubblica amministrazione non possono essere verificate solo dal cittadino al momento del voto (a livello nazionale nemmeno questo possono fare, poiché i partiti hanno abolito il voto di preferenza), ma anche e soprattutto dalla "giustizia".
La casta, a tutti i livelli di responsabilità, deve rispondere del suo operato e la mancata conoscenza delle leggi o delle conseguenze di un'azione come la sottoscriziomne dei "derivati" non giustiifica il loro operato, perché non hanno usato gli strumenti necessari, le consulenze, per verificarne la bontà.

22 gennaio 2009

UN MILIONE DI EURO A CARICO DEI CITTADINI

Siamo alle solite!
La casta imperversa e, senza arrossire, continua a fare esclusivamente i propri interessi in barba alle sentenze sia del Consiglio di Stato sia della Corte di Giustizia Europea.
Mi riferisco al caso Europa 7 – Rete 4 che, dopo varie sentenze, è approdata alla sentenza definitiva.
Il Consiglio di Stato ha condannato lo Stato italiano a versare un risarcimento di un milione di euro a Europa 7, in quanto la stessa, pur avendo vinto nel 1999 una gara per l’assegnazione di una concessione nazionale, non ha mai ottenuto la frequenza per un motivo semplice e contro ogni regola di mercato: sulle frequenze assegnatele ha sempre trasmesso e continua a trasmettere, impunita, Rete 4 di Mediaset e ciò indipendentemente dal governo, dal ministro della giustizia e delle comunicazioni in carica.
La vicenda, come accennato sopra, risale al luglio 1999: Europa 7 risultò vincitrice di una concessione per l’assegnazione di una frequenza televisiva nazionale, mentre Rete 4 perse la concessione.
Il governo D’Alema non le assegnò le frequenze perché iniziasse legittimamente l’attività (perché? Forse per la stessa ragione per cui non si preoccupò di risolvere con una legge il conflitto d’interesse? E allora, cosa dovrebbe pensare il cittadino?), mentre da allora Rete quattrom, in barba a qualsiasi sentenza, continua a trasmettere.
Non si preoccupino gli onorevoli della casta perché, anche questa volta, a pagare saranno, pro-quota, i cittadini italiani, come è successo di recente per l’Alitalia, come è successo col caso Meocci che, nonostante l’evidente incompatibilità, venne nominato Direttore Generale della Rai procurando alla stessa una multa di ben 14,3 milioni di euro che, naturalmente hanno pagato i cittadini con l’aumento del canone.
Il cittadino servo, il cittadino di serie C, quello che paga regolarmente le tasse, non protesta, tanto non ne ha più la forza, pagherà anche questa volta. Emilio Fede e Berlusconi si stringeranno la mano e gli italiani saranno sempre più…coglioni (una definizione illuminata e illuminante, signor Berlusconi! Devo convenire che ha ragione!).
- L’opposizione farà fuoco e fiamme, occuperà il parlamento, organizzerà manifestazioni….
- Campa cavallo che l’erba cresce!

19 gennaio 2009

VOTI DI FIDUCIA A GRAPPOLI

I voti di fiducia, escludendo quello dovuto del 15 maggio 2008 (si votava la fiducia al nuovo governo), chiesti dal IV governo Berlusconi a oggi, a otto mesi esatti della sua operatività, sono ben dieci, uno ogni 24 giorni. Di questo passo, alla fine della legislatura potrebbero essere almeno sessanta. Un bel record! È a un passo dal record, ritenuto inarrivabile, di Prodi.
Certo, il governo Prodi, nei suoi 618 giorni di vita, ha chiesto un voto di fiducia ogni 22 giorni, per un totale di 28, ultimo quello del 24 gennaio 2008, battendo ogni record.
Le condizioni in cui ha operato il governo Prodi sono state del tutto differenti dalle attuali. La composizione della maggioranza a più voci, lo scarto di un solo voto al senato, ponevano il governo nello stato di necessità costante su ogni provvedimento legislativo. Ogni voto di fiducia era considerato l’ultima spiaggia.
Le condizioni in cui opera l’attuale governo Berlusconi sono del tutto diverse. Può, infatti, contare su una grandissima maggioranza sia alla Camera che al Senato. Nessun rischio!
Perché, quindi, il ricorso continuo al voto di fiducia? Nessuna giustificazione addotta è vera!
La spiegazione potrebbe essere la paura di mostrare le contraddizioni interne alla maggioranza, che ci sono, e di blindarla: nessuna divisione deve apparire. I cittadini-utenti devono certificare una maggioranza compatti e determinata. Dietro il sipario il teatrino continua!
Indipendentemente dall’importanza del provvedimento, il voto di fiducia, fermo la sua straordinarietà, non ha giustificazione e rappresenta un’umiliazione del Parlamento e della democrazia. All’opposizione, e non solo, non è permesso di discutere il provvedimento e di apportare, se necessario, e spesso lo è, modifiche.
Non la pensa così il ministro Elio Vito che motiva il voto di fiducia come un “omaggio alla centralità del Parlamento” e “in onore del lavoro della commissione”. Sicuramente un delirio, tanto che persino l’on. Fini, presidente della Camera, ha ritenuto opportuno usare parole piuttosto dure: “è la prima volta che sento dire che viene posta la questione di fiducia in omaggio alla centralità del Parlamento. Il rispetto della sua centralità e della sua funzione nel procedimento legislativo non si limita all’omaggio del lavoro fatto in commissione impedendo ai deputati di pronunciarsi in aula su un testo”.
Sappiamo tutti a quale schieramento politico appartiene Fini e questo rende particolarmente grave la dichiarazione che evidenzia l’uso improprio del voto di fiducia, che nessuna persona di buon senso e profondamente rispettoso delle prerogative del Parlamento può ignorare.

Ecco il quadro (Fonte: ANSA) dei voti di fiducia di questa legislatura, con i relativi risultati.

Camera 25/6/2008 decreto fiscale 326 sì, 260 no, 3 astenuti
Camera 15/7/2008 decreto sicurezza 322 sì, 267 no, 8 astenuti
Camera 21/7/2008 decreto manovra 323 sì, 253 no
Senato 1/8/2008 decreto manovra 170 sì, 129 no, 3 astenuti
Camera 5/8/2008 decreto manovra 312 sì, 239 no
Camera 7/10/2008 decreto scuola 321 sì, 255 no, 2 astenuti
Camera 22/10/2008 decreto Alitalia 309 sì, 250 no, 2 astenuti
Camera 2/12/2008 decreto sanità 307 sì, 241 no
Camera 7/1/2009 decreto università 302 sì, 228 no, 2 astenuti
Camera 14/1/2009 decreto anticrisi 327 sì, 252 no, 2 astenuti.

15 gennaio 2009

TASSA SUGLI IMMIGRATI

È un balletto. Il governo, la smentita di Berlusconi (1), la prova di forza di Maroni, l’intervento del Vaticano, “il dire e il non dire” dell’opposizione, la latitanza di Berlusconi (2): la confusione regna sovrana. Il governo naviga a vista e le contraddizioni via via emergono e sempre più gravi, mentre l’opposizione è latitante, proprio quando dovrebbe operare per farle emergere. Ma l’onorevole Veltroni non riesce a controllare il suo partito figuriamoci se riesce a far risaltare le gravi carenze del governo degli annunci eclatanti, i cui unici interventi di una certa entità sono stati quelli che hanno causato l’aumento del debito pubblico e delle tasse, vedi la svendita di Alitalia i cui debiti saranno pagati dai cittadini.
È assurdo solo poter pensare di chiedere una tassa a chi rinnova il permesso di soggiorno, un balzello simile al pontiatico e affini di medioevale memoria. Ecco, noi italiani pian piano stiamo ritornando al medioevo, al feudalesimo, quando ogni signorotto era padrone assoluto della stessa esistenza di quelli che chiamava “sudditi”.
La Lega la il paladino della proposta e Berlusconi, il pilatesco complice assieme ai partiti di governo.
La protesta più accesa proviene da monsignor Gnesotto a nome dell’Associazione Migrantes, che definisce “inaccettabile” una simile misura: “Una tassa che è meglio definire balzello verso una categoria già poco tutelata”.
La replica del governo, dura e immediata, è di Maroni che si dice “meravigliato dalla reazione”, aggiungendo che “queste parole non ci toccano minimamente”.
Novello Paperone, già conta i soldi: “Ipotizzando un milione di permessi all’anno tra nuovi e rinnovi e una quota di € 100 a permesso avremo 100 milioni” che cinicamente verranno utilizzati “per finanziare i rimpatri dei clandestini”. Eccezionale…eccezionale veramente.
Invece di favorire l’integrazione degli immigrati, si continua ad ampliare il solco tra loro e “gli italiani”, invece di alleviare le loro sofferenze ed essere riconoscenti per chi svolge tutti quei lavori che gli italiani non fanno più, perché non li vogliono fare, senza dimenticare le tasse che pagano, approfittiamo delo loro statoo di bisogno per spolparli. “Non le mani del tutto nelle tasche degli italiani ma tutte nelle tasche degli immigrati”: è il nuovo slogan di un governo di apprendisti stregoni, lontani anni luce dai l dolore edal bisogno delle “genti”.
Maroni è un ipocrita, e lo sa, poiché sa benissimo che molte aziende della padania on possono fare a meno del loro lavoro e neppure noi.
In quest’ottica razzista e indegna va la proposta, sempre della Lega, dell’obbligo dei medici di denunciare gli immigrati irregolari che si rivolgono a loro per curarsi o per fare nascere i figli.
Non c’è più Dio! O non c’è mai stato!
Questa l’Italia che la sinistra ha regalato alla destra Berlusconiana. Sono colpe che il popolo italiano non dimenticherà facilmente! Pagheremo per la loro dabbenaggine un prezzo abbastanza elevato considerato quanto ancora ci aspetta.

14 gennaio 2009

PERCHE’ NON HO SCRITTO

Da diversi giorni non scrivo o perché demotivato o perché incazzato. Non so.
Tutte e due le cose, credo. Sono stato pervaso da uno stato d’impotenza verso ciò che accade attorno a noi, nel nostro Paese e ne mondo, soprattutto a Gaza.
Un’amara considerazione, condivisa, purtroppo, con altri mi preme fare: siamo circondati da un’eccessiva ipocrisia che riguarda tutti i settori della società, dalla politica alla religione, dall’informazione all’economia, dove vince il diritto alla sopraffazione. Ho scritto proprio “diritto” perché è un’azione subdola e invasiva, esercitata da una classe dirigente e da istituzioni etiche che, è il caso di dirlo, vendono l’anima al diavolo per vantaggi mediocri e in assoluto inconsistenti, che producono, comunque, un danno molto elevato ai cittadini.
Siamo circondati dalla mediocrità nel suo valore assoluto, travestita da becera sicumera del “tutto so” e del “tutto faccio” disinteressato e da un messianismo invadente che su tutto pretende di pontificare. Nell’un caso e nell’altro i risultati, inversamente proporzionali al travestimento, sono insufficienti.
Esaminiamo alcuni fatti eclatanti di questi ultimi giorni.
LA GUERRA DI GAZA
Io preferisco chiamarla diversamente, una carneficina programmata, uno sterminio di massa, un crimine contro l’Umanità, perpetrato nei confronti di un popolo derubato della patria, a vantaggio del popolo “prediletto”.
Tutti sanno come andrà a finire, non ci vuole la sfera di cristallo, e tutti sanno quando Israele finirà di lanciare missili al fosforo bianco e all’uranio impoverito, per penetrare più a fondo sul terreno. Tutti sanno che la striscia di Gaza è un campo di concentramento dal quale nessuno esce e nel quale niente entra senza il beneplacito di Israele.
Tutti conoscono i danni che continuano a produrre i missili israeliani eppure i media fanno vedere qualche buco dei razzi palestinesi.
Tutti sanno dei numerosi bambini uccisi dalle bombe a Gaza, eppure i media fanno vedere alcuni bambini israeliani spaventati (i bambini, tutti i bambini palestinesi e israeliani, devono essere accuditi e amati, altro è barbarie).
Tutti sanno che Israele con la scusa della sua sopravvivenza minacciata (mi chiedo da chi e con quali armi!) Israele può tutto, anche aver colonizzato territori palestinesi (vedere la prima delle tante risoluzioni dell’ONU) o decidere quali lasciare o quali occupare.
Tutti sanno che i “miliziani” possono essere considerati combattenti per l’indipendenza, ma li considerano terroristi.
Tutti sanno che i terroristi di solito vengono isolati dalla popolazione, ma in questo caso dimenticano che Hamas ha vinto le elezioni e che non è possibile considerare i palestinesi un popolo di terroristi (donne, uomini e bambini).
La coscienza dei grandi della terra si trova in Egitto, dove discutono come fermare il fuoco. Alla fine, quando Israele otterrà, come ha più volte detto, gli obiettivi fissati, ognuno di loro, gonfiando il petto, si vanterà di aver ottenuto il cessate il fuoco e di pensare alla pace.
Nel frattempo a Gaza, i palestinesi uccisi sono 975 e i feriti 4500.
Dopo tutto, in Italia l’intellighenzia politica e culturale di è riunita al “Piccolo Teatro “ di Milano per solidarizzare con Israele, minacciato nell’esistenza, ribadendo il solito stanco motto: “non può esserci pace in Medio Oriente senza sicurezza per Israele” .

Ore 12 - I "signorsì" Brunetta-Sacconi: da Craxi a Berlusconi

pubblicato da Massimo Falcioni – orientamento politico: categorie: Il punto politico
Gli “ex” sono i più “incarogniti”. Non solo nei rapporti affettivi e personali. Anche in politica. Prendete due come Renato Brunetta e Maurizio Sacconi, oggi ministri così solerti nell’applicare la linea del premier, da sembrare due “pseudonimi” del Cavaliere.
Brunetta e Sacconi si sentono in missione. Oramai una crociata contro i lavoratori e le loro organizzazioni sindacali, specie la Cgil. Sapete da dove vengono i due “pasdaran” berlusconiani?
Sono stati esponenti del Psi (dalla sinistra lombardiana alla folgorazione di Bettino Craxi e di Gianni de Michelis) e poi della “grande” Cgil. Entrambi si sono distinti prevalentemente nell’incensare il loro capo di turno (prima Lombardi, poi Craxi e De Michelis, l’ingraiano Foa in Cgil, infine l’infatuazione per Berlusconi) e nell’attacco intransigente e virulento contro i “nemici” interni ed esterni (contro Berlinguer e il Pci, contro Lama e la Cgil).
Entrambi, specie Brunetta, hanno sempre visto la pagliuzza nell’occhio altrui e mai la trave nei loro occhi e in quelli dei loro venerati capi. Non risulta abbiano, ad esempio, mai mosso un dito negli anni della degenerazione socialista, sfociata poi nel tintinnio delle manette di tangentopoli.
Sacconi e Brunetta hanno scelto Berlusconi (in compagnia di Fini e Bossi) per realizzare una politica – loro dicono – di sinistra. I fatti però sembrano dimostrare il contrario, con una azione pervicace di stampo populista per bacchettare “fannulloni” e “privilegiati” che si tramuta in azione politica per abbassare le orecchie ai lavoratori e a quella organizzazione, la Cgil, da cui i due ministri provengono.
Ma il troppo stroppia. C’è tanto zelo, che la critica si tramuta in attacco a testa bassa, senza ritegno, da apparire persino “livorosi”. Insomma Sacconi e Brunetta pare approfittino dell’occasione offerta loro da Berlusconi per regolare conti politici e personali.
Entrambi vogliono fare pulizia, partendo dal basso, con la punizione degli ultimi. Cambiare tutto e subito per non cambiare niente. Una richiesta di sacrifici di chi sta peggio per difendere di fatto il sistema che si vuole consolidare: quello berlusconiano.
“E’ il popolo che ci ha eletti e questo vuole il popolo” – dicono. Sì. La democrazia è fondata sulla legittimità del consenso popolare, ma è anche il frutto sofisticato di un equilibrio dei poteri. Chi è al governo ci spiega che l’unzione popolare è l’ “in sé” esclusivo della legittimazione. E dunque …
Qui il rischio è di trovarsi con una “dittatura” della maggioranza più la “dittatura” del premier sulla maggioranza. Un film già visto.
Tratto da polis blog.it

08 gennaio 2009

da: BLOG DI REPUBBLICA

Postato Mercoledì, 7 Gen 2009 alle 16:03 da mcginobbi
OCCHIO NON VEDE: STRANE FERITE: UN MEDICO ALLA MISNA, “USATE ARMI NON CONVENZIONALI”
“Non sono in grado di dire se gli israeliani stanno usando armi al fosforo bianco o all’uranio impoverito, ma stanno sicuramente ’sperimentando’ sulla popolazione di Gaza nuovi ordigni chiamati Dime (Dense inerte metal explosive); si tratta di esplosivi di grande e controllata potenza che causano amputazioni e danni letali per chiunque venga colpito nel raggio di 10 metri”: raggiunto dalla MISNA a Gaza nell’ospedale di Shifa, il principale della città, il professor Mads Gilbert, medico norvegese e membro della organizzazione umanitaria Norwac, parla di persone che vengono portate a pezzi in ospedale, letteralmente tagliate in parti, e di conseguenze di lunga durata sui sopravvissuti. “Su questi strumenti di guerra non ci sono ancora sufficienti ricerche - aggiunge - sappiamo però che chi sopravvive ha molte probabilità di contrarre un tumore ed è comunque destinato ad una vita da disabile”. Le ipotesi di Gilbert, sono formulate sulla base di altre esperienze di guerra, di quella del Libano in particolare dove, nel 2006, gli israeliani vennero accusati di utilizzareproprio esplosivo ‘Dime’ e fosforo bianco come da loro stessi ammesso inseguito. “Non abbiamo un laboratorio dove poter analizzare campioni-aggiunge il medico norvegese - ma parlo a ragion veduta sulla basedei corpi senza vita e dei feriti che continuano ad affollare questoospedale. Ci sono corpi fatti a pezzi le cui ferite non sono statesicuramente causate da armi convenzionali, ci sono altri corpi chearrivano completamente bruciati, con gli organi interni decomposti”.Una tragedia umanitaria, sottolinea Gilbert, che i colpisce indiscriminatamente tutti senza distinzione di sesso, di età, dioccupazione: “Gran parte dei feriti che stiamo trattando ha subitogravi amputazioni; tutto quello che sta avvenendo a Gaza va controogni regola del diritto internazionale. Sento parlare di guerra ad Hamas,ma i miei occhi vedono solo bombardamenti sistematici contro lapopolazione civile anche con armi vietate dalla comunitàinternazionale”.[GB]

07 gennaio 2009

BATTISTA: RETORICA E TANTA IPOCRISIA

In queste ultime ore non si parla d’altro che della tragedia di Gaza, dove, ferma restando la condanna di Hamas per aver interrotto la tregua, si sta perpetrando il più grave atto criminale contro l’umanità.
Questa mattina mi ha colpito l’articolo “Tregua e retorica” di P. Battista, Corriere della sera, col quale mette il dito sulla piaga della retorica che scorre a fiumi in casi come questi.
Ma è lo stesso opinionista, il Corriere ultimamente ne annovera tanti, a fare retorica.
Tutti sanno come stanno le cose e come andranno a finire, ma non sanno indicare le soluzioni da adottare per stabilire la pace in quella zona martoriata, dove i bambini nascono già adulti con l’odio scritto nei loro occhi: hanno imparato nel grembo materno, sin dal concepimento, ha odiare chi ha loro negato il papà o il fratello o la sorella.
Questo lo sa anche il signor Battista che farebbe forse bene a rattristarsi dei morti, dei morti di tutte e due le parti, invece di puntare il dito su Hamas e giustificare la “reazione d’Israele”. Forse, potremo discutere su quanto sia spropositata…ma questi terroristi di Hamas che si fanno scudo della popolazione civile, che sono indirettamente responsabili delle morti di centinaia d’innocenti, compresi quanti si trovavano nella moschea o nella scuola ONU, vanno combattuti, vanno giustiziati senza processo…non lo meritano. Il signor Battista e tanti altri opinionisti di stampa e di tv hanno già dato il loro giudizio di morte, senza appello.
Se il signor Battista sapesse andare a Gaza, non solo durante i bombardamenti e i successivi rastrellamenti, ma anche durante le tregue, penso, si renderebbe conto di quanto valore abbia l’uomo, non il palestinese o l’israeliano, ma l’uomo, il soldato israeliano e il miliziano palestinese.
La retorica dei “civili”, poi di “civili” si parla quando “per sbaglio” si colpisce una scuola. Israele non fa distinzione tra civili e miliziani: sono tutti terroristi.
E Battista? Si limita solo a definire “Hamas partito dedito alla lotta armata terroristica che però è sostenuto dalla maggioranza della popolazione di Gaza” e, quindi, in un gioco del dire e non dire, è come se la popolazione civile avesse scelto, votandolo, di partecipare agli atti terroristici e di condividerne le conseguenze.
Una serie di domande, impregnate di retorica e d’ipocrisia, avalla la tesi della “colpa e della giustificazione”. Non ci si chiede, tra le tante domande non fatte, perché, dalla fine della seconda guerra mondiale e nonostante le numerose risoluzioni dell’Onu, la situazione israelo-palestinese non sia stata risolta, perché Israele ha costruito colonie in terre non sue, perché gli Usa non hanno mai profuso il giusto impegno da grande potenza mondiale assumendo una posizione super partes?
Oggi i Battista di turno parlano di “condizione asimmetrica”, come qualche anno fa parlavano della “guerra giusta” all’Iraq per la presenza di armi di distruzione di massa in quello stato.
Poi ecco la soluzione.
Siccome Hamas non è affidabile, siccome non si può definire “spropositata” una reazione ad un’aggressione con miseri razzi, siccome si reputa non facile definire le sanzioni per chi viola la tregua (Israele può farlo impunemente in quanto le sue azioni sono lotta al terrorismo, anche quando i suoi missili, lanciati per colpire un presunto terrorista, causano la morte di parecchi civili), siccome gli organi internazionali Onu compresa (l’Onu ha osato parlare di aggressione israeliana) sono latitanti, il nostro saggio Battista, chiede ai postulanti della tregua di “indicare in cosa consista esattamente l’alternativa alla guerra e all’intervento militare. Per rendere La parola “tregua” credibile e convincente e salvare Israele e i civili palestinesi”.L’etica primitiva dell’”occhio per occhio” qui non è applicabile perché, se il signor Battista non se ne è accorto, da dietro la scrivania da dove sentenzia, ”i terroristi” morti, bambini compresi, tanto diventeranno terroristi, sono c.a. 600 e i feriti superano i 2000. Se vuole, può recarsi a Gaza, lo so che al calduccio di uno studio si sta meglio, per vedere lo scempio delle strutture, gli ospedali cadenti, i feriti impossibilitati ad essere curati e gli sguardi terrorizzati di chi scappa al suono delle sirene. Solo per la sua penna, per carità

06 gennaio 2009

RICORDO DI UN AMICO

Una notizia dolorosa mi ha raggiunto.
Un amico non sarà più con noi.
Mi ha lasciato ricordi ricchi di emozioni.
Momenti intensi di gioia
riempivano un’età pregna di futuro.
Giochi svolti con impegno,
discussioni accese eppur notevoli
formavano le giovani menti
di sei entusiasti ragazzi
padroni del mondo.
Fanno parte di me,
della nostra comune coscienza
di uomini fanciulli
che sanno piangere di gioia
e provano dolore per l’agonia di una farfalla
ancora come allora.
Santino non andrà mai via.
Una parte di sé,
per quanto piccola sia,
è di me parte.

04 gennaio 2009

CRIMINI DI GUERRA E COMPLICI

La tanto attesa offensiva di terra è finalmente arrivata e con l’appoggio della marina. Le forze armate al completo dell’esercito più potente del Medio Oriente e non solo, dotato di armi sofisticate e ultra moderne, hanno lanciato quella che sembra l’offensiva finale. L’unico modo di porre fine a “una guerra necessaria e giusta” e poi “ci sarà la pace”. Sono le affermazioni di Peres, il presidente israeliano, parlando a un folto gruppo di bambini, naturalmente israeliani. Niente contro i bambini israeliani, ma il signor Peres farebbe bene a pensare anche ai bambini palestinesi.
Barak, ministro della difesa/guerra: “L’offensiva durerà il tempo necessario”.
Olmert, presidente del consiglio: “l’operazione di terra era necessaria”.
Queste due dichiarazione completano la precedente di Peres. È evidente l’esistenza di un piano ben preciso da tempo meditato che continuerà col rastrellamento e la proclamazione di aver ucciso un numero illimitato di “terroristi”. Tanto fa sempre piacere sentire che la guerra è contro i terroristi, questa malefica piaga che destabilizza stati altamente democratici che, reagiscono ai “razzi” solo per poter sopravvivere.
- E’ un’azione criminale, specialmente quando si uccidono bambini, civili e “terroristi” senza distinzione. Considerare un popolo intero terrorista serve a giustificare un crimine contro l’umanità. Israele, se suppone la presenza di un “miliziano” in un palazzo, non esita a bombardare il palazzo senza chiedersi altro!
Questa è quanto pensa il rompiballe del mio amico, che non sa niente di terrorismo e di sopravvivenza del popolo prediletto che sin dai tempi più antichi ha goduto dell’appoggio del suo Dio, che per questo popolo ha compiuto orrendi massacri.
Gli USA bloccano un’iniziativa della Libia per cessare immediatamente il fuoco e, intanto, i morti superano le cinquecento unità, un numero destinato a salire come ben sa il guerrafondaio di Bush. Ma state tranquilli, il fuoco cesserà quando anche i palestinesi cesseranno di combattere per mancanza, non di munizioni, ma di tutti i generi di prima necessità per la sopravvivenza.
Allora sarà dato il permesso agli aiuti umanitari con grande magnanimità, assicurandosi il plauso dei tanti ipocriti politici e capi di stato, primo tra tutti Ratzinger che potrà dire che Dio ha ascoltato le sue preghiere…un po’ tardi forse perché ha dovuto convincere l’altro Dio, quello d’Israele.
Il Santo Padre protesta per le violenze contro i cattolici in Turchia, ma non dice nulla se viene bombardato un luogo di culto arabo, come la moschea di Gaza con 16 morti! Tutti terroristi!
Alle 11’35 una nota della Farnesina, ministro Frattini, ci fa capire la posizione del governo italiano: “Il governo italiano, che ha ancora recentemente sostenuto, con larghissimo consenso del parlamento, il diritto d’Israele all’autodifesa, rivolge un appello accorato agli amici israeliani perché venga fatto tutto il possibile per assicurare la protezione dei civili e l’invio di aiuti umanitari”.
- C’è da vergognarsi! È un complice degli israeliani e dei loro crimini!
È sempre il mio amico, ma io condivido tutto quello che sostiene. L’azione d’Israele è inqualificabile, come quella dei suoi amici. Complici di crimini contro l’umanità. La comunità internazionale dovrebbe prendere provvedimenti gravi contro una Stato il cui comportamento ricorda il famoso uno per dieci di hitleriana memoria.
Dovrebbe, ma non lo fa e non lo farà, nonostante le proteste che ogni giorno accendono le piazze di tutta l’Europa. Si bruciano bandiere e Capezzoni, che di bandiere bruciate se ne intende, prova vergogna, mentre un certo Volonté definisce “nazisti rossi” i partecipanti al corteo di Milano.
Non condivido che vengano bruciate le bandiere che rappresentano tutto un popolo, ma i Capezzoni e i Volonté sono l’espressione più reazionaria e incapace di formulare una proposta del nostro governo e viciniori. Sono complici indiretti di un ecidio giornaliero che viene perpetrato nell’indifferenza e nell’ipocrisia più assoluta.