Varato i Decreto anticrisi, Berlusconi, in un gioco ormai scoperto, apre all’opposizione, invitandola al dialogo, secondo me, per coinvolgerla in decisioni che non risolveranno il problema e nella speranza che ciò possa far ritornare sui suoi passi la Cgil di Epifani.
Al rifiuto, logico e consequenziale del Pd e dell’Idv, il portavoce Bonaiuti e tutti gli speaker della destra, all’unisono e a reti unificate, concetti e parole coincidenti, hanno parlato della solita opposizione che non vuole il dialogo e sa dire solo di no.
Mi chiedo quale risposta diversa possa dare l’opposizione, giacché la richiesta di dialogo è arrivata a provvedimenti presi e dopo che per settimane erano state rimandate al mittente le richieste di confronto mandate dall’opposizione?
La verità è che il governo e il suo capo non vogliono nessun confronto, nessun dialogo, vogliono che, alla presunta mano tesa, l’opposizione risponda “no” perché giornali e la TV Media-Rai diffondano il messaggio di una sinistra sfascista e inaffidabile.
La campagna elettorale infinita, insomma, continua e i cittadini, poco e male informati sul reale valore dei provvedimenti presi, si divideranno, come il solito, pro e contro Belusconi, come i tifosi nel derby cittadino.
Tra i provvedimenti presi, è interessante notare l’aumento del 100% dell’Iva alle pay-tv, dal 10 al 20%. Niente di male, se quest’intervento fosse stato fatto in tempi di vacche grasse e non oggi, perché saranno i cittadini abbonati a pagare. In questo provvedimento, inoltre, si registra un evidente motivo di conflitto d’interessi: il proprietario di Mediaset che aumenta le tasse al concorrente.
Ma siamo in Italia, un Paese pieno di liberisti e liberali…con la museruola.
30 novembre 2008
27 novembre 2008
CROCIFISSI IN SPAGNA
Dalla Spagna arriva una vera prova di civiltà e di democrazia.
Un giudice di Valledolid decide di far rimuovere il crocefisso dalle pareti di tutte le scuole pubbliche della città, nel rispetto della laicità dello Stato.
Apriti cielo!
Il cardinale Rouco, presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, si scaglia contro il governo socialista di Zapatero, partendo da lontano, dalla legge sulla “Memoria storica” promossa per dare dignità alle vittime del franchismo, che, non dimentichiamolo è stato una dittatura fascista di estrema violenza.
Rouco è di tutt’altro avviso: “bisogna saper dimenticare” per evitare scontri ma è un dimenticare a senso unico perché la chiesa può canonizzare numerosi personaggi dell’epoca franchista.
Il vero obiettivo di Rouco è la sentenza di Valladolid e così un suo collega, il cardinale primate di Spagna, afferma che la società spagnola è ammalata (solo perché si copre laica!) e dedita alla cristofobia. Molto spesso chi dovrebbe promuovere l’amore per Dio, assume comportamento tanto invasivo da procurare un effetto contrario. Non dimentichiamo, inoltre, che la Spagna, che ha votato per Zapatero è diversa dalla Spagna cui si era abituata la Chiesa spagnola. Non è la Spagna della Santa Inquisizione. La classe politica è maturata assieme ai cittadini. Quanta distanza con la società italiana!
L’Osservatorio Romano, nel reputare molto violenta la decisione del giudice di Vallladolid, si distingue per un sereno e pacato commento: “Che si consideri un crocefisso offensivo in occidente è sintomo di amnesia e di necrosi culturale”.
Dopo un tale commento, in Italia i politici sarebbero tutti dietro un confessionale a fare la fila e chiedere penitenze non troppo dure, promettendo modifiche adeguate alla Costituzione e una revisione del Concordato che preveda una presenza in parlamento di sacerdoti o persone al Vaticano gradite pari almeno al 20% dei suoi componenti.
José Blanco, il numero due del Partito Socialista Spagnolo favorevole alla rimozione dei crocifissi nelle scuole pubbliche, intimorito e con le mani giunte ricorda che “bisogna rispettare il credo religioso di tutti”.
Un giudice di Valledolid decide di far rimuovere il crocefisso dalle pareti di tutte le scuole pubbliche della città, nel rispetto della laicità dello Stato.
Apriti cielo!
Il cardinale Rouco, presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, si scaglia contro il governo socialista di Zapatero, partendo da lontano, dalla legge sulla “Memoria storica” promossa per dare dignità alle vittime del franchismo, che, non dimentichiamolo è stato una dittatura fascista di estrema violenza.
Rouco è di tutt’altro avviso: “bisogna saper dimenticare” per evitare scontri ma è un dimenticare a senso unico perché la chiesa può canonizzare numerosi personaggi dell’epoca franchista.
Il vero obiettivo di Rouco è la sentenza di Valladolid e così un suo collega, il cardinale primate di Spagna, afferma che la società spagnola è ammalata (solo perché si copre laica!) e dedita alla cristofobia. Molto spesso chi dovrebbe promuovere l’amore per Dio, assume comportamento tanto invasivo da procurare un effetto contrario. Non dimentichiamo, inoltre, che la Spagna, che ha votato per Zapatero è diversa dalla Spagna cui si era abituata la Chiesa spagnola. Non è la Spagna della Santa Inquisizione. La classe politica è maturata assieme ai cittadini. Quanta distanza con la società italiana!
L’Osservatorio Romano, nel reputare molto violenta la decisione del giudice di Vallladolid, si distingue per un sereno e pacato commento: “Che si consideri un crocefisso offensivo in occidente è sintomo di amnesia e di necrosi culturale”.
Dopo un tale commento, in Italia i politici sarebbero tutti dietro un confessionale a fare la fila e chiedere penitenze non troppo dure, promettendo modifiche adeguate alla Costituzione e una revisione del Concordato che preveda una presenza in parlamento di sacerdoti o persone al Vaticano gradite pari almeno al 20% dei suoi componenti.
José Blanco, il numero due del Partito Socialista Spagnolo favorevole alla rimozione dei crocifissi nelle scuole pubbliche, intimorito e con le mani giunte ricorda che “bisogna rispettare il credo religioso di tutti”.
24 novembre 2008
OBAMA VEDE MAC CAIN, OVVERO BERLUSCONI NON VEDE VELTRONI
Alcuni giorni fa Obama ha incontrato a Chicago Mc Cain, l’avversario democratico delle presidenziali. Durante la campagna elettorale si erano raggiunti punti di estrema tensione, ma Mac Cain alla fine ha reso onore al vincitore, riconoscendo in Obama il nuovo presidente degli USA e invitando i suoi elettori a fare altrettanto. In Italia Berlusconi non ha fatto altro che parlare di brogli, non riconoscendo la vittoria di Prodi che dopo parecchi giorni.
Ma che volete in America è tutto eccessivo! Noi siamo più riflessivi, specie se si tratta di riconoscere le nostre sconfitte, per non parlare delle vittorie degli altri.
Alla fine dell’incontro Mac Cain si è dichiarato disponibile a collaborare, anche se a determinate condizioni, come, credo, sia giusto, essendosi confrontati due diversi modi di intendere la politica. Obama ha dichiarato che l’incontro è stato necessario per mettere a fuoco la situazione del Paese e verificare attraverso quali condizioni si possano “rimettere a posto le cose nel Paese” e rilanciare “una nuova era di riforme”.
Da noi accade l’opposto: l’opposizione, vista la grave situazione sociale ed economica, con un atto di responsabilità chiede alla maggioranza un confronto sulle cose da fare. Berlusconi, tutto contento, col solito sorriso a tutti denti, risponde che sarebbe una cosa meravigliosa…, ma con un’altra opposizione rispettosa e non violenta. Dichiarando, quindi, la sua autosufficienza, il nostro esclude qualsiasi confronto, anzi si lancia in accuse e improperi, proprio per evitare di essere frainteso.
L’America, l’America di Obama, quanto è lontana; lamerica, lamerica di Bush quanto è vicina, quasi quanto la Russia di Putin!
Povera Italia! Pur potendo contare sulla presenza contemporanea del vicario di Cristo e dell’uomo della Provvidenza, deve affidarsi al famoso “stellone”.
Ma che volete in America è tutto eccessivo! Noi siamo più riflessivi, specie se si tratta di riconoscere le nostre sconfitte, per non parlare delle vittorie degli altri.
Alla fine dell’incontro Mac Cain si è dichiarato disponibile a collaborare, anche se a determinate condizioni, come, credo, sia giusto, essendosi confrontati due diversi modi di intendere la politica. Obama ha dichiarato che l’incontro è stato necessario per mettere a fuoco la situazione del Paese e verificare attraverso quali condizioni si possano “rimettere a posto le cose nel Paese” e rilanciare “una nuova era di riforme”.
Da noi accade l’opposto: l’opposizione, vista la grave situazione sociale ed economica, con un atto di responsabilità chiede alla maggioranza un confronto sulle cose da fare. Berlusconi, tutto contento, col solito sorriso a tutti denti, risponde che sarebbe una cosa meravigliosa…, ma con un’altra opposizione rispettosa e non violenta. Dichiarando, quindi, la sua autosufficienza, il nostro esclude qualsiasi confronto, anzi si lancia in accuse e improperi, proprio per evitare di essere frainteso.
L’America, l’America di Obama, quanto è lontana; lamerica, lamerica di Bush quanto è vicina, quasi quanto la Russia di Putin!
Povera Italia! Pur potendo contare sulla presenza contemporanea del vicario di Cristo e dell’uomo della Provvidenza, deve affidarsi al famoso “stellone”.
21 novembre 2008
MORTI BIANCHE
Le cosiddette morti bianche o, meglio, le morti sul lavoro sono in continuo aumento. I vari telegiornali ne danno notizia, ma poi tutto cade sotto silenzio. I talk show di maggiore ascolto, e non solo, non promuovono tavole rotonde…non affrontano nemmeno il problema. Preferiscono parlare d’altro: meglio una rissa, finta s’intende, tra rappresentanti di opposti schieramenti, arricchita da telefonate di riguardo, che induce il telespettatore a parteggiare per l’uno o per l’altro…nel sonno della ragione.
Nemmeno Bagnasco e Ruini, sempre pronti a sentenziare sulla base del loro codice assoluto dottrinale, sentono il bisogno di elevare alto il loro grido per le tante tragedie annunciate che lasciano nel dramma intere famiglie, delle quali, molto più spesso, il congiunto morto ha rappresentato l’unica fonte di reddito.
Preferiscono, bontà loro, parlare del dramma di Eluana, senza rispetto per la persona né per i suoi parenti, trattati come veri e propri assassini.
La recente decisione della procura di Torino, che ha rinviato a giudizio per omicidio volontario l’amministratore delegato della Thyssen, è stata accolta con soddisfazione dalle famiglie dei sette operai periti nel rogo e dai sindacati. Una svolta storica che, finalmente, individua nell’a. d. della società il responsabile principale della tragedia. Certo, non sarà facile dimostrare ciò, cioè che tutta la responsabilità è dell’a.d., tra l’altro sul banco degli imputati compariranno per lo stesso reato altri cinque imputati, ma la decisione della Procura è storica e, penso, corretta, perché esiste la responsabilità oggettiva, una volta del proprietario oggi dell’a.d, che non poteva non conoscere lo stato di abbandono in cui versava lo stabilimento, specie per le strutture relative alla sicurezza.
Il problema della sicurezza sui luoghi di lavoro è un problema di rilevante importanza che va risolto con interventi strutturali da parte dello Stato, che devono culminare nella verifica periodica ravvicinata e nell’introduzione di pene molto severe, perché sono in gioco delle vite umane.
La vita va difesa dalla nascita alla morte naturale. Non è quanto afferma la Chiesa, cardinal Bagnasco, cardinal Ruini? E fatelo questo passo di qualità, camminate verso la vita, non guardate la morte, quella che Francesco d’Assisi chiama “sorella”.
La decisione della Procura torinese ha lasciato perplessa la Confindustria, tanto che Samy Gattegno, responsabile del Comitato Tecnico di Confindustria sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, si dichiara “stupito e perplesso” ed è convinto che “la magistratura, nella sua autonomia, saprà effettuare le giuste valutazioni sul caso e la giustizia farà il suo corso, ma l’accusa di omicidio volontario mi sembra di una gravità eccessiva”, poiché, “dagli elementi che posso avere io, che ho seguito il dramma attraverso le pagine dei giornali (!), non mi pare che ci siano fatti tali da giustificare tale impostazione”.
Dato il ruolo che svolge in Confindustria, infine, dichiara: “Gli incidenti sul lavoro sono sempre troppi…Ma l’Italia è nella media europea: stiamo parlando di 700 morti all’anno (una statistica di qualche settimana fa, se non erro, parlava di una media di tre morti al giorno che nell’anno arrivano a 1.095), dati Inail….Ma ricordiamoci che i morti sulle strade sono 7 mila (meno male che non ha citato i morti per fame in Africa!)”.
Anch’io, per la verità, sono “stupito e perplesso” di tali dichiarazioni: i morti sul lavoro sono diventati numeri da confrontare con altri numeri (i morti sulle strade). Gli operai sono tali solo finché sono utili e vivi, poi si sostituiscono.
I partiti di sinistra, presenti o no in parlamento, a cosa pensano? Leggono i giornali di oggi o sono ancora ai giornali d’Aprile?
La maggioranza come pensa di risolvere il problema, con gli annunci altisonanti o mandando tre soldati per ogni cantiere a vigilare che vengano rispettate le norme per la sicurezza?
I sindacati, che organizzano scioperi di ogni tipo e per ogni cosa, come mai non hanno elaborato un progetto per la sicurezza nei posti di lavoro?
Non ci resta che piangere! parodiando il titolo del film di Troisi.
Nemmeno Bagnasco e Ruini, sempre pronti a sentenziare sulla base del loro codice assoluto dottrinale, sentono il bisogno di elevare alto il loro grido per le tante tragedie annunciate che lasciano nel dramma intere famiglie, delle quali, molto più spesso, il congiunto morto ha rappresentato l’unica fonte di reddito.
Preferiscono, bontà loro, parlare del dramma di Eluana, senza rispetto per la persona né per i suoi parenti, trattati come veri e propri assassini.
La recente decisione della procura di Torino, che ha rinviato a giudizio per omicidio volontario l’amministratore delegato della Thyssen, è stata accolta con soddisfazione dalle famiglie dei sette operai periti nel rogo e dai sindacati. Una svolta storica che, finalmente, individua nell’a. d. della società il responsabile principale della tragedia. Certo, non sarà facile dimostrare ciò, cioè che tutta la responsabilità è dell’a.d., tra l’altro sul banco degli imputati compariranno per lo stesso reato altri cinque imputati, ma la decisione della Procura è storica e, penso, corretta, perché esiste la responsabilità oggettiva, una volta del proprietario oggi dell’a.d, che non poteva non conoscere lo stato di abbandono in cui versava lo stabilimento, specie per le strutture relative alla sicurezza.
Il problema della sicurezza sui luoghi di lavoro è un problema di rilevante importanza che va risolto con interventi strutturali da parte dello Stato, che devono culminare nella verifica periodica ravvicinata e nell’introduzione di pene molto severe, perché sono in gioco delle vite umane.
La vita va difesa dalla nascita alla morte naturale. Non è quanto afferma la Chiesa, cardinal Bagnasco, cardinal Ruini? E fatelo questo passo di qualità, camminate verso la vita, non guardate la morte, quella che Francesco d’Assisi chiama “sorella”.
La decisione della Procura torinese ha lasciato perplessa la Confindustria, tanto che Samy Gattegno, responsabile del Comitato Tecnico di Confindustria sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, si dichiara “stupito e perplesso” ed è convinto che “la magistratura, nella sua autonomia, saprà effettuare le giuste valutazioni sul caso e la giustizia farà il suo corso, ma l’accusa di omicidio volontario mi sembra di una gravità eccessiva”, poiché, “dagli elementi che posso avere io, che ho seguito il dramma attraverso le pagine dei giornali (!), non mi pare che ci siano fatti tali da giustificare tale impostazione”.
Dato il ruolo che svolge in Confindustria, infine, dichiara: “Gli incidenti sul lavoro sono sempre troppi…Ma l’Italia è nella media europea: stiamo parlando di 700 morti all’anno (una statistica di qualche settimana fa, se non erro, parlava di una media di tre morti al giorno che nell’anno arrivano a 1.095), dati Inail….Ma ricordiamoci che i morti sulle strade sono 7 mila (meno male che non ha citato i morti per fame in Africa!)”.
Anch’io, per la verità, sono “stupito e perplesso” di tali dichiarazioni: i morti sul lavoro sono diventati numeri da confrontare con altri numeri (i morti sulle strade). Gli operai sono tali solo finché sono utili e vivi, poi si sostituiscono.
I partiti di sinistra, presenti o no in parlamento, a cosa pensano? Leggono i giornali di oggi o sono ancora ai giornali d’Aprile?
La maggioranza come pensa di risolvere il problema, con gli annunci altisonanti o mandando tre soldati per ogni cantiere a vigilare che vengano rispettate le norme per la sicurezza?
I sindacati, che organizzano scioperi di ogni tipo e per ogni cosa, come mai non hanno elaborato un progetto per la sicurezza nei posti di lavoro?
Non ci resta che piangere! parodiando il titolo del film di Troisi.
20 novembre 2008
RUINI E LA RICETTA DELLA VITA
Su ogni aspetto della vita umana, la Chiesa ha la sua ricetta, spesso contraddittoria ma considerata universale e assoluta.
I suoi interventi, specie in Italia, considerata una propria dependance (come se Porta Pia non sia mai esistita e il papa-re permanga sul suo trono, avvolto nel manto dell’infallibilità dallo stesso stabilita), i casi d’ingerenza non si contano più.
Prima era solo Ruini, ora è anche Bagnasco e papa-re che invadono non solo la vita dello Stato, ma anche la vita di ognuno di noi. La nostra vita privata è, come per lo spettacolo, un grande fratello: la Chiesa, più che lo Stato, deve sapere, deve condizionare, deve intervenire, in un’intrusione senza fine e senza rispetto della vita privata e della libertà di ognuno.
E’ il caso di Eluana Englaro, in coma vegetativo da quasi 17 anni, divenuto un caso di esercizio retorico che non tiene in nessun conto i sentimenti dei genitori e le sue volontà, in virtù delle quali è stata concessa l’autorizzazione d’interrompere idratazione e alimentazione che, per chi non lo sapesse, avvengono artificialmente attraverso l’introduzione forzata di un sondino.
Non voglio entrare in merito alla questione, perché essa rientra nella sfera personale dell’interessato e dei suoi familiari il cui dolore va rispettato e qualsiasi decisione vista come un atto d’amore da non criminalizzare, come sta avvenendo per tutte egli interventi di una Chiesa lontana anni luce da una realtà che continua a essere la sua ossessione e che non sa o non riesce a guidare.
Ruini parla di “decisione tragicamente sbagliata” e afferma che “c’è il rischio che decisioni come questa spingano verso una concezione dell’uomo considerato come oggetto”.
Ruini, come tutta la gerarchia vaticana, è abituato, dall’alto della tuttologia infusa, a sentenziare in maniera infallibile. Credendosi in possesso della verità, ci dice che la decisione è sbagliata, ma dimentica di dirci “per chi”. Sicuramente per lui e per quelli che come lui non hanno vissuto, o non vivono, in modo diretto la sofferenza, perché, come dice un proverbio siciliano, “una cosa è piangere, un’altra cosa è veder piangere”, il problema non si pone…basta l’assioma.
Faccio notare al cardinale che Luana è una cittadina italiana e per la Costituzione non c’è l’obbligo di farsi curare (art.32, comma 2: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario e non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”).
Quanto al rischio che “decisioni come questa” spingano a considerare “l’uomo come oggetto”, mi preme fare due considerazioni.
Decisioni come questa, che rispettano la libertà della persona umana, non mortificano ma esaltano il valore umano dell’uomo e la sua dignità. Ben vengano!
Riflettendo, quindi, sull’affermazione che l’uomo non è un oggetto manipolabile, mi rendo conto dell’ipocrisia diffusa nella Chiesa. Condivido il valore assoluto dell’affermazione, però mi chiedo, anzi chiedo a Ruini e alla gerarchia, che cosa è l’indottrinamento religioso dei bambini attraverso il “catechismo”, se non una manipolazione, ancora più grave perché perpetrata in bambini in tenera età non ancora forniti degli strumenti culturali necessari, se non una riduzione dell’uomo in oggetto? A tal proposito ricordo a Ruini che la Chiesa non ha ancora firmato la “Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo”. Perché?
Che cosa rappresenta, per la Chiesa, un uomo che vegeta da anni, se non un oggetto su cui accanirsi con una terapia di mantenimento o su cui esaltare il valore della carità cristiana, salvo delegarla ad altri?
Penso che la Chiesa, farebbe bene a considerare l’uomo veramente soggetto attivo del suo destino, in ogni momento della sua vita, non solo in alcuni casi, quando deve esercitare un potere che non le compete. S’interessi dell’uomo quando ha fame, quando ha sete, quando muore per de nutrimento o per guerra o per malattia, quando viene oppresso da regimi illiberali.
Scenda nelle strade della fame e della guerra, si spogli dell’opulenza e dia parte, anche tutto se è il caso, del suo mantello al povero e al bisognoso, abbandoni il pulpito e stia tra la gente senza domandarsi chi è, cosa fa o cosa dovrebbe fare.
Soprattutto, rispetto e condivisione
I suoi interventi, specie in Italia, considerata una propria dependance (come se Porta Pia non sia mai esistita e il papa-re permanga sul suo trono, avvolto nel manto dell’infallibilità dallo stesso stabilita), i casi d’ingerenza non si contano più.
Prima era solo Ruini, ora è anche Bagnasco e papa-re che invadono non solo la vita dello Stato, ma anche la vita di ognuno di noi. La nostra vita privata è, come per lo spettacolo, un grande fratello: la Chiesa, più che lo Stato, deve sapere, deve condizionare, deve intervenire, in un’intrusione senza fine e senza rispetto della vita privata e della libertà di ognuno.
E’ il caso di Eluana Englaro, in coma vegetativo da quasi 17 anni, divenuto un caso di esercizio retorico che non tiene in nessun conto i sentimenti dei genitori e le sue volontà, in virtù delle quali è stata concessa l’autorizzazione d’interrompere idratazione e alimentazione che, per chi non lo sapesse, avvengono artificialmente attraverso l’introduzione forzata di un sondino.
Non voglio entrare in merito alla questione, perché essa rientra nella sfera personale dell’interessato e dei suoi familiari il cui dolore va rispettato e qualsiasi decisione vista come un atto d’amore da non criminalizzare, come sta avvenendo per tutte egli interventi di una Chiesa lontana anni luce da una realtà che continua a essere la sua ossessione e che non sa o non riesce a guidare.
Ruini parla di “decisione tragicamente sbagliata” e afferma che “c’è il rischio che decisioni come questa spingano verso una concezione dell’uomo considerato come oggetto”.
Ruini, come tutta la gerarchia vaticana, è abituato, dall’alto della tuttologia infusa, a sentenziare in maniera infallibile. Credendosi in possesso della verità, ci dice che la decisione è sbagliata, ma dimentica di dirci “per chi”. Sicuramente per lui e per quelli che come lui non hanno vissuto, o non vivono, in modo diretto la sofferenza, perché, come dice un proverbio siciliano, “una cosa è piangere, un’altra cosa è veder piangere”, il problema non si pone…basta l’assioma.
Faccio notare al cardinale che Luana è una cittadina italiana e per la Costituzione non c’è l’obbligo di farsi curare (art.32, comma 2: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario e non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”).
Quanto al rischio che “decisioni come questa” spingano a considerare “l’uomo come oggetto”, mi preme fare due considerazioni.
Decisioni come questa, che rispettano la libertà della persona umana, non mortificano ma esaltano il valore umano dell’uomo e la sua dignità. Ben vengano!
Riflettendo, quindi, sull’affermazione che l’uomo non è un oggetto manipolabile, mi rendo conto dell’ipocrisia diffusa nella Chiesa. Condivido il valore assoluto dell’affermazione, però mi chiedo, anzi chiedo a Ruini e alla gerarchia, che cosa è l’indottrinamento religioso dei bambini attraverso il “catechismo”, se non una manipolazione, ancora più grave perché perpetrata in bambini in tenera età non ancora forniti degli strumenti culturali necessari, se non una riduzione dell’uomo in oggetto? A tal proposito ricordo a Ruini che la Chiesa non ha ancora firmato la “Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo”. Perché?
Che cosa rappresenta, per la Chiesa, un uomo che vegeta da anni, se non un oggetto su cui accanirsi con una terapia di mantenimento o su cui esaltare il valore della carità cristiana, salvo delegarla ad altri?
Penso che la Chiesa, farebbe bene a considerare l’uomo veramente soggetto attivo del suo destino, in ogni momento della sua vita, non solo in alcuni casi, quando deve esercitare un potere che non le compete. S’interessi dell’uomo quando ha fame, quando ha sete, quando muore per de nutrimento o per guerra o per malattia, quando viene oppresso da regimi illiberali.
Scenda nelle strade della fame e della guerra, si spogli dell’opulenza e dia parte, anche tutto se è il caso, del suo mantello al povero e al bisognoso, abbandoni il pulpito e stia tra la gente senza domandarsi chi è, cosa fa o cosa dovrebbe fare.
Soprattutto, rispetto e condivisione
19 novembre 2008
SULLA COMMISSIONE DI VIGILANZA
Dopo Villari arriva Zavoli. Sarebbe una buona cosa. Lo strappo è stato ricucito. La maggioranza e l’opposizione, dopo l’okay di Berlusconi, stanno trovando la via d’uscita. Le accuse reciproche, spesso assai gravi, ma ormai siamo abituati a ciò da una classe politica, nel suo complesso, inetta e mediocre, sono state cancellate, come da copione.
Che cosa rimane, dopo la bufera istituzionale che per mesi ha occupato spazi mediatici e nascosto altri problemi più gravi di politica sociale ed economica?
Il circo Barnum della politica, ancora una volta, si è esaltato…è rimasto senza concorrenza!
Non entro in merito alle competenze dei tre pretendenti o presunti tali, Orlando, Villari e Zavoli, ma rimane una profonda tristezza dovuta alla consapevolezza che la strada della discesa senza freni del nostro Paese continua e alcune domande si pongono, alle quali non saranno date risposte.
Per mesi l’opposizione ha sostenuto Leoluca Orlando, mentre la maggioranza opponeva un alto fuoco di sbarramento, non votandolo, finché alla prima occasione l’ha impallinato, votando Villari.
Villari viene investito da un fuoco incrociato: da una parte l’opposizione che, dopo le prime proteste di rito, incomincia a cercare un candidato condiviso e a scaricare, quindi, Orlando; dall’altra la maggioranza che col Blitz ha sconvolto (chissà fino a che punto?) non solo una norma istituzionale, secondo la quale il presidente della commissione di vigilanza spetta all’opposizione che ne indica il nome che la maggioranza ha sempre votato, ma, soprattutto, la pax all’interno dell’opposizione, chiedendo a Villari, prima, di non dimettersi e poi chiedendo un nome condiviso.
Zavoli è il “condiviso”, naturalmente dopo il beneplacito del “deus ex machina” ovvero Berlusconi.
Se l’opposizione aveva scelto un uomo dell’Idv, ci sarà stata una ragione di equilibri interni ad essa od Orlando era stato scelto col metodo dell’estrazione?
Se la reazione di Di Pietro è stata così violenta, ha dato del corruttore a Berlusconi e del corrotto a Villari, tanto da ritirare i componenti del suo partito dalla Commissione, vuol dire che l’equilibrio si è rotto e che la maggioranza è riuscita nel duplice intento di eliminare un uomo a lei non gradito e a mettere zizzania?
Se, alla fine, se e quando Villari si dimetterà, verrà eletto Zavoli, si potrà parlare di “inciucio” o più semplicemente di un’opposizione succube e senza spina dorsale?
E’ fascismo? Certamente no! Ma è un campanello d’allarme che nessuno più ascolta, assordato dal clamore cortilesco di una politica sempre più povera e incapace di un colpo di reni.
Ma quanti campanelli dovranno suonare ancora per prendere coscienza di una deriva che si sta insinuando lentamente e senza dolore immediato?
Che cosa rimane, dopo la bufera istituzionale che per mesi ha occupato spazi mediatici e nascosto altri problemi più gravi di politica sociale ed economica?
Il circo Barnum della politica, ancora una volta, si è esaltato…è rimasto senza concorrenza!
Non entro in merito alle competenze dei tre pretendenti o presunti tali, Orlando, Villari e Zavoli, ma rimane una profonda tristezza dovuta alla consapevolezza che la strada della discesa senza freni del nostro Paese continua e alcune domande si pongono, alle quali non saranno date risposte.
Per mesi l’opposizione ha sostenuto Leoluca Orlando, mentre la maggioranza opponeva un alto fuoco di sbarramento, non votandolo, finché alla prima occasione l’ha impallinato, votando Villari.
Villari viene investito da un fuoco incrociato: da una parte l’opposizione che, dopo le prime proteste di rito, incomincia a cercare un candidato condiviso e a scaricare, quindi, Orlando; dall’altra la maggioranza che col Blitz ha sconvolto (chissà fino a che punto?) non solo una norma istituzionale, secondo la quale il presidente della commissione di vigilanza spetta all’opposizione che ne indica il nome che la maggioranza ha sempre votato, ma, soprattutto, la pax all’interno dell’opposizione, chiedendo a Villari, prima, di non dimettersi e poi chiedendo un nome condiviso.
Zavoli è il “condiviso”, naturalmente dopo il beneplacito del “deus ex machina” ovvero Berlusconi.
Se l’opposizione aveva scelto un uomo dell’Idv, ci sarà stata una ragione di equilibri interni ad essa od Orlando era stato scelto col metodo dell’estrazione?
Se la reazione di Di Pietro è stata così violenta, ha dato del corruttore a Berlusconi e del corrotto a Villari, tanto da ritirare i componenti del suo partito dalla Commissione, vuol dire che l’equilibrio si è rotto e che la maggioranza è riuscita nel duplice intento di eliminare un uomo a lei non gradito e a mettere zizzania?
Se, alla fine, se e quando Villari si dimetterà, verrà eletto Zavoli, si potrà parlare di “inciucio” o più semplicemente di un’opposizione succube e senza spina dorsale?
E’ fascismo? Certamente no! Ma è un campanello d’allarme che nessuno più ascolta, assordato dal clamore cortilesco di una politica sempre più povera e incapace di un colpo di reni.
Ma quanti campanelli dovranno suonare ancora per prendere coscienza di una deriva che si sta insinuando lentamente e senza dolore immediato?
10 novembre 2008
COSSIGA, L’EMERITO
Le farneticanti battute di Cossiga mi mettono angoscia e mi fanno rabbia.
Io non auguro la morte a nessuno, nemmeno al peggior nemico, ma se perdesse la voce, come accade in “San Giovanni decollato” di Pirandello, penso che pochi ne soffrirebbero.
Il presidente emerito, che nella sua lunga carriera si è ben mimetizzato, ricoprendo le più alte cariche istituzionali, oggi continua, con la sfrontatezza della vecchiaia e l’arroganza dei comportamenti (tanto chi oserebbe, magistrato o uomo politico, indicarlo come un terrorista sobillatore, qual è?) a “picconare”, per usare un termine in uso anni fa per giustificare le sue uscite verbali, affiancato dall’altro vecchio, non emerito ma venerabile, Gelli. Viste le coincidenze, è possibile che si siano sentiti al telefono: è il loro periodo, tanto, meno male che Silvio c’è.
Mi chiedo se il signor B l’abbia inserito tra gli imbecilli d’Italia, perché in questo caso sarebbe un emerito imbecille e non si capirebbe, per la verità non si capisce, perché i media enfatizzano tanto le sue gravissime dichiarazioni, di un “imbecille” in cerca d’autore, quando ormai il tramonto per lui è sopraggiunto da lungo tempo.
“Non ti curar di loro, ma guarda e passa”, scriveva il sommo poeta. L’indifferenza assoluta, ecco, sarebbe la soluzione estrema.
IL LUSSO RESISTE
Il TG1 di oggi c’informa che il settore del lusso resiste alla crisi finanziaria.
Bella scoperta! Ci volevano gli esperti giornalisti del TG1 a darci una notizia stracotta, e non da ora, ma dai tempi dei tempi.
E’ la dimostrazione di quanto lor signori siano lontani dai problemi reali del cittadino comune, di quello che vive di stipendio o di pensione o di sussidi, che paga l’affitto o il mutuo e compra a rate, che ha uno o più figli da mantenere.
O vogliono prenderci in giro…ma non penso…forse ha ragione il signor B.
Figuratevi un cassintegrato che va a comprare il vestito griffato per il figlio, o l’operaio che per recarsi al lavoro compra un SUV, o due coniugi con due figli da mantenere all’università che vanno in crociera nel mar dei Caraibi.
Roba da matti!
O forse pensavano che anche i ricchi piangono, che non vanno più nei ristoranti di lusso o non comprano barche o auto di lusso o si privano di un Valentino o di un Dolce e gabbana?
La crisi economica, l’inflazione o qualsiasi rincaro dei generi di prima necessità, cari ingenui giornalisti, colpiscono le classi più deboli, che incominciano a selezionare gli acquisti, mentre fanno il solletico ai ricchi, che, forse, si arricchiscono ancor di più.
Grazie, in ogni modo, di averci informati che almeno, in questo periodo di vacche magre, il lusso non abbassa la saracinesca e molti pescecani s’ingrassano. Grazie, ancora grazie. Meno male che siete!
Le farneticanti battute di Cossiga mi mettono angoscia e mi fanno rabbia.
Io non auguro la morte a nessuno, nemmeno al peggior nemico, ma se perdesse la voce, come accade in “San Giovanni decollato” di Pirandello, penso che pochi ne soffrirebbero.
Il presidente emerito, che nella sua lunga carriera si è ben mimetizzato, ricoprendo le più alte cariche istituzionali, oggi continua, con la sfrontatezza della vecchiaia e l’arroganza dei comportamenti (tanto chi oserebbe, magistrato o uomo politico, indicarlo come un terrorista sobillatore, qual è?) a “picconare”, per usare un termine in uso anni fa per giustificare le sue uscite verbali, affiancato dall’altro vecchio, non emerito ma venerabile, Gelli. Viste le coincidenze, è possibile che si siano sentiti al telefono: è il loro periodo, tanto, meno male che Silvio c’è.
Mi chiedo se il signor B l’abbia inserito tra gli imbecilli d’Italia, perché in questo caso sarebbe un emerito imbecille e non si capirebbe, per la verità non si capisce, perché i media enfatizzano tanto le sue gravissime dichiarazioni, di un “imbecille” in cerca d’autore, quando ormai il tramonto per lui è sopraggiunto da lungo tempo.
“Non ti curar di loro, ma guarda e passa”, scriveva il sommo poeta. L’indifferenza assoluta, ecco, sarebbe la soluzione estrema.
IL LUSSO RESISTE
Il TG1 di oggi c’informa che il settore del lusso resiste alla crisi finanziaria.
Bella scoperta! Ci volevano gli esperti giornalisti del TG1 a darci una notizia stracotta, e non da ora, ma dai tempi dei tempi.
E’ la dimostrazione di quanto lor signori siano lontani dai problemi reali del cittadino comune, di quello che vive di stipendio o di pensione o di sussidi, che paga l’affitto o il mutuo e compra a rate, che ha uno o più figli da mantenere.
O vogliono prenderci in giro…ma non penso…forse ha ragione il signor B.
Figuratevi un cassintegrato che va a comprare il vestito griffato per il figlio, o l’operaio che per recarsi al lavoro compra un SUV, o due coniugi con due figli da mantenere all’università che vanno in crociera nel mar dei Caraibi.
Roba da matti!
O forse pensavano che anche i ricchi piangono, che non vanno più nei ristoranti di lusso o non comprano barche o auto di lusso o si privano di un Valentino o di un Dolce e gabbana?
La crisi economica, l’inflazione o qualsiasi rincaro dei generi di prima necessità, cari ingenui giornalisti, colpiscono le classi più deboli, che incominciano a selezionare gli acquisti, mentre fanno il solletico ai ricchi, che, forse, si arricchiscono ancor di più.
Grazie, in ogni modo, di averci informati che almeno, in questo periodo di vacche magre, il lusso non abbassa la saracinesca e molti pescecani s’ingrassano. Grazie, ancora grazie. Meno male che siete!
09 novembre 2008
IL GIULLARE DI CORTE
La battuta infelice di un vero uomo di Stato, unica e detta in un contesto particolare, sarebbe un’eccezione perdonabile.
Ma il signor Berlusconi, assurto alla politica da un ventennio (vista la coincidenza?) per l’evidente potere carismatico delle sue ricchezze, la battuta, o, come la chiama, la carineria, l’ha detta nel corso di una conferenza stampa, alla presenza della stampa e dei media internazionali, con un sorriso a tutti denti.
Dalle corna al ministro spagnolo ad oggi, di strada ne ha fatta, così, tra i tanti mestieri che dice di aver intrapreso, ha a portata di mano quello di cabarettista internazionale o, come si diceva una volta, di giullare di corte.
Ha la battuta facile, un buon rapporto con i Putin e i Bush della Terra, Media-Rai a disposizione, e uno stuolo d’imbecilli a disposizione per l’applauso a comando.
In un mondo a doppio petto, troppo serioso per i problemi che non riesce a risolvere (potrebbero delegare il signor Berlusconi che da noi ha risolto numerosi problemi e altri ne risolverà col solito trucco del bastone (la forza dell’ordine) e della carota (l’ottimismo del suo sorriso), un po’ d’ironia ci vuole: avrebbe un successo strepitoso e l’Italia sarebbe orgogliosa di avergli dato i natali. Un famoso cabarettista iniziava il programma con una battuta eccezionale: “L’allegria d’ogni male è il rimedio universale”.
Certa stampa che non capisce la differenza tra una carineria e una battuta offensiva…è deprimente!
Fa bene a dar loro dell’imbecille che, unito ai coglioni dato agli italiani, non a tutti per carità, descrive perfettamente non solo da chi siamo governati, ma anche da chi siamo informati.
Meno male che Silvio c’è!
Sono contento delle sue battute! Sono come le mele: una al giorno leva il medico d’intorno.
Chissà se anche le battute levano d’intorno…
Provate ad immaginare un epitaffio politico di questo genere: “Dove fallì l’opposizione, poté la battuta”. Ecceziunale veramente!
Ma il signor Berlusconi, assurto alla politica da un ventennio (vista la coincidenza?) per l’evidente potere carismatico delle sue ricchezze, la battuta, o, come la chiama, la carineria, l’ha detta nel corso di una conferenza stampa, alla presenza della stampa e dei media internazionali, con un sorriso a tutti denti.
Dalle corna al ministro spagnolo ad oggi, di strada ne ha fatta, così, tra i tanti mestieri che dice di aver intrapreso, ha a portata di mano quello di cabarettista internazionale o, come si diceva una volta, di giullare di corte.
Ha la battuta facile, un buon rapporto con i Putin e i Bush della Terra, Media-Rai a disposizione, e uno stuolo d’imbecilli a disposizione per l’applauso a comando.
In un mondo a doppio petto, troppo serioso per i problemi che non riesce a risolvere (potrebbero delegare il signor Berlusconi che da noi ha risolto numerosi problemi e altri ne risolverà col solito trucco del bastone (la forza dell’ordine) e della carota (l’ottimismo del suo sorriso), un po’ d’ironia ci vuole: avrebbe un successo strepitoso e l’Italia sarebbe orgogliosa di avergli dato i natali. Un famoso cabarettista iniziava il programma con una battuta eccezionale: “L’allegria d’ogni male è il rimedio universale”.
Certa stampa che non capisce la differenza tra una carineria e una battuta offensiva…è deprimente!
Fa bene a dar loro dell’imbecille che, unito ai coglioni dato agli italiani, non a tutti per carità, descrive perfettamente non solo da chi siamo governati, ma anche da chi siamo informati.
Meno male che Silvio c’è!
Sono contento delle sue battute! Sono come le mele: una al giorno leva il medico d’intorno.
Chissà se anche le battute levano d’intorno…
Provate ad immaginare un epitaffio politico di questo genere: “Dove fallì l’opposizione, poté la battuta”. Ecceziunale veramente!
06 novembre 2008
NON E’ FASCISMO
Da “Il Grande Dizionario Garzanti”
Fascismo: movimento politico italiano che venne fondato nel 1919 da B. Mussolini e, trasformatosi in regime, fu al potere dal 1922 al 1943/ la dottrina del fascismo. Nazionalista e antidemocratica in politica, corporativista in economia/ (estens.) qualsiasi regime totalitario del sec. XX fondato su un’ideologia e una politica economica di tipo fascista; anche, ideologia o atteggiamento reazionario e violento.
Questa breve definizione ci da un concetto chiaro di cosa s’intende per fascismo.
E’ chiaro che i pilastri del movimento, in contrasto con i principi dell’Illuminismo su cui è fondato uno Stato moderno, sono l’antidemocraticità, il corporativismo e gli atteggiamenti reazionari e violenti.
In Italia non siamo ancora al regime, ma sicuramente siamo alla presenza di una preoccupante involuzione democratica, che viene confusa con la politica del fare che determina “il decisionismo” e che può sfociare in quell’autoritarismo soft da cui tutto può dipartire.
La maggior parte dei giornalisti e, ahimè, dei politici sembra non accorgersi, o non vuole accorgersi, della deriva democratica che stiamo vivendo.
I politici del centro destra, ma loro governano, reagiscono scompostamente affermando che in Italia c’è ampia libertà di parola e di critica, basta guardare l’informazione radiotelevisiva sistematicamente contro il governo e il suo capo; ognuno può scendere in piazza e manifestare purché venga rispettata la legge (nel caso delle proteste contro la legge Gelmini, bisognava rispettare il diritto di chi voleva studiare); si può non essere d’accordo con le scelte del governo, ma basta sapere che si è dei “cretini”.
I politici del centro sinistra, cioè l’opposizione, sembra vivere in una torre di cristallo e non si accorge, ma penso non si vuole accorgere, di quanto le accade intorno, forse per pusillanimità o perché non se ne rende conto.
Entrambe le condizioni sono gravi e pericolose. La viltà, porta all’ignavia e alla complicità, anche se dovuta alla mancanza di coraggio. Se uno il coraggio non ce l’ha, diceva il poeta, non può inventarselo.
Accenniamo brevemente, quindi, ad episodi e prese di posizione governative o di personaggi ad esso vicini, molto gravi e preoccupanti. Mi auguro, per il bene del Paese e dei cittadini, che sono solo preoccupazioni, ma procediamo.
1) Vicenda contrattuale Cai - piloti e controllori di volo
Il presidente della Cai Colaninno dichiara. “Se i piloti non firmano, li prenderemo anche da Ryanair”.
All’unisono, intervengono i ministri Matteoli e Sacconi a dar man forte a Colaninno.
Matteoli: “Nel caso di sciopero, sarà esaminala l’ipotesi precettazione”.
Sacconi: “chi rifiuta il contratto Cai non ha diritto alla Cassa Integrazione”.
Colaninno, così ben spalleggiato, incalza: “Non c’è nessuna convocazione egli autonomi. Il problema è finito, chiuso”. I piloti saranno convocati uno per volta e “chi non accetta finirà fuori”. Sembra essere tornati ai padroni delle ferriere.
Il ministro Matteoli, come uno degli eroi della cordata salvaitalianità, così si esprime: “trattative non ce ne sono più e la Cai è intenzionata a partire (un bel problema se non ha i piloti!). Credo che la Cai chiamerà i piloti singolarmente…Per coloro che rifiutano, c’è qualche dubbio, che possano accedere alla cassa integrazione. La norma in proposito è chiara (non tanto, se persiste qualche dubbio, come lo stesso contraddittorio ministro lascia intendere)”. Qualche mal pensante potrebbe, vista la concordanza delle dichiarazioni, che Colaninno e Matteoli si siano messi d’accordo…bah.
Sacconi, il ministro tutto d’un pezzo, non è d’accordo e, così, va oltre: “Chi rifiuta perde il diritto agli ammortizzatori sociali. Non è una opinione, né una minaccia, né un ricatto. E’ la legge”.
Le parole di Sacconi non sono né minacce né ricatto, ma rappresentano bene il suo pensiero e la sua collocazione.
Conclusione: non è fascismo!
2) Assalto alla RAI
Una trentina d’ultrà di destra di Blocco Studentesco assale la redazione di “Chi l’ha visto?”, colpevole di aver mandato in onda l’aggressione fascista ad un gruppo di giovani a Piazza Navona, durante la manifestazione di Mercoledì scorso.
Sono seguite le minacce (“Vi abbiamo identificato, a voi ed ai vostri familiari”.) e la rivendicazione in nome di Forza Nuova. E’ solo teppismo? Non sembra. E, allora, cos’è?
Il segretario di Forza Nuova, esprime solidarietà a Blocco Studentesco e profonda indignazione per la trasmissione (non faceva altro che informazione, come dovrebbero fare tutti i TG e le trasmissioni giornalistiche) e “la volontà di certa sinistra di scaldare gli animi per riaprire una spirale di violenza (un linguaggio simile a quello del capo del Pdl) contro i ragazzi di destra (mi chiedo: hanno o non commesso quanto mostrato dalle immagini?). Hanno tracciato una lista di proscrizione (le stesse liste del fascismo del ventennio) nei confronti di militanti politici (una strana specie di militanti politici armati di bastoni che colpivano quattordicenni indifesi).
Per non lasciare solo il camerata, puntuale come un cronometro svizzero, la nipote del Duce, Alessandra Mussolini, va oltre: “…qualcuno ha usato il servizio pubblico radiotelevisivo per istigare violenza (cosa sta compiendo la signora Mussolini con questa dichiarazione?) contro ragazzi di Blocco studentesco. Quella trasmissione serve per trovare le persone scomparse (non è compito delle forze dell’ordine?), non per metterne altre nelle mani dei facinorosi (di quali facinorosi parla l’onorevole? Non sono state chiare le immagini dei…facinorosi?)”.
Conclusione: non è fascismo!
3) L’intervista dell’on. Dell’Utri
Nell’intervista concessa a Klaus Davi, l’onorevole (anche se nominato e non eletto, come tutti gli attuali parlamentari. Liste bloccate come durante il fascismo) Dell’Utri da bibliofilo competente, come lo definiscono, diventa storico di razza e osservatore sociale interessato.
Sull’antimafia (lasciamo da parte le condanne subite) così si esprime: “ Credo che, allo stato attuale, il rapporto tra costi e sacrifici sia assolutamente sproporzionato, soprattutto quando alcuni procuratori antimafia fanno politica”. Definisce, inoltre, e non è una novità, Mangano, lo stalliere di Berlusconi, “un eroe”.
Parla di Benito Mussolini: “Mussolini sbagliò (almeno su questo siamo storicamente d’accordo), non c’è dubbio, ma quando era al potere lo Stato era più presente di quanto non lo sia adesso. Aveva dato al Paese, ed è stato l’unico, un senso di patria che non c’era prima e non c’è stato dopo”.
Sull’antifascismo è ancora più drastico e chiaro: “Ogni qual volta si tocca questo tasto, ecco l’insurrezione, e questo accade perché la situazione non è stata chiarita del tutto, la verità non è mai venuta a galla (di quale verità, di grazia?). Credo che ci sia ancora da lavorare da parte di tutti”. Conclude la dissertazione storica con un giudizio perentorio e conclusivo: “C’è anche da dire che il concetto di antifascismo, di per sé obsoleto, torna puntualmente in auge perché mancano nuovi argomenti seri di discussione, e si riferisce col rinvangare sempre gli stessi (Obsoleta memoria storica!)”.
Le sue competenze, per nostra fortuna, non finiscono qui; ora si trasforma critico della comunicazione e osserva che in RAI sono presenti “ancora dirigenti messi dalla sinistra e che rispondono a logiche di sinistra”. E’, quindi, “difficile cambiare la televisione e pensare che migliori la qualità della comunicazione quando a guidarla c’è gente che alimenta una visione negativa della vita (durante il ventennio l’informazione veniva selezionata per dare agli italiani l’impressione di abitare nel paese di bengodi: niente delinquenza, niente carceri, solo per gli antifascisti, niente furti o rapine, niente stupri o violenze, niente scioperi…)”. Meno male che ci pensa “Berlusconi a diffondere ottimismo (come la buonanima, il cui motto era: credere, obbedire, combattere)”.Ognuno faccia le proprie considerazioni.
Conclusione: non è fascismo!
4) Licio Gelli
Gelli, parlando a Odeon TV, tesse le lodi di Berlusconi (“Uomo del fare. Di questo c’è bisogno in Italia: non di parole, di azioni”) ma fa un grazioso appunto (ha ancora tanto da insegnare ai suoi ex allievi): “Non condivido il governo Berlusconi perché se uno ha la maggioranza deve usarla, senza interessarsi della minoranza (ma cosa sta agendo Berlusconi?). Non m’interessa la minoranza, che non deve scendere in piazza, non deve fare assenteismo, e non ci devono essere offese (tutto ciò dice il premier).
Berlusconi non replica, figuriamoci! Sergio Flamigni commenta: “Ha ragione: il Piano di rinascita della loggia P2 è diventato il programma dell’attuale governo”.
Conclusione: non è fascismo!
5) Berlusconi e i trafori
Berlusconi, parlando a Pero, a proposito della famosa TAV ha affermato che “lo Stato garantirà la possibilità di realizzare i trafori alpini anche con l’uso della forza…”
Minacciare di ricorrere all’uso della forza è diventato un ritornello, come dare la colpa ai comunisti d’ogni male d’Italia: per i rifiuti, per le occupazioni, per l’ordine pubblico, per la sicurezza (anche se ha militarizzato le città, i risultati non sono buoni)… Nessun commento.
Conclusione: non è fascismo!
Sono stanco, ma penso che queste poche citazioni possano bastare per concludere: non è fascismo!
Fascismo: movimento politico italiano che venne fondato nel 1919 da B. Mussolini e, trasformatosi in regime, fu al potere dal 1922 al 1943/ la dottrina del fascismo. Nazionalista e antidemocratica in politica, corporativista in economia/ (estens.) qualsiasi regime totalitario del sec. XX fondato su un’ideologia e una politica economica di tipo fascista; anche, ideologia o atteggiamento reazionario e violento.
Questa breve definizione ci da un concetto chiaro di cosa s’intende per fascismo.
E’ chiaro che i pilastri del movimento, in contrasto con i principi dell’Illuminismo su cui è fondato uno Stato moderno, sono l’antidemocraticità, il corporativismo e gli atteggiamenti reazionari e violenti.
In Italia non siamo ancora al regime, ma sicuramente siamo alla presenza di una preoccupante involuzione democratica, che viene confusa con la politica del fare che determina “il decisionismo” e che può sfociare in quell’autoritarismo soft da cui tutto può dipartire.
La maggior parte dei giornalisti e, ahimè, dei politici sembra non accorgersi, o non vuole accorgersi, della deriva democratica che stiamo vivendo.
I politici del centro destra, ma loro governano, reagiscono scompostamente affermando che in Italia c’è ampia libertà di parola e di critica, basta guardare l’informazione radiotelevisiva sistematicamente contro il governo e il suo capo; ognuno può scendere in piazza e manifestare purché venga rispettata la legge (nel caso delle proteste contro la legge Gelmini, bisognava rispettare il diritto di chi voleva studiare); si può non essere d’accordo con le scelte del governo, ma basta sapere che si è dei “cretini”.
I politici del centro sinistra, cioè l’opposizione, sembra vivere in una torre di cristallo e non si accorge, ma penso non si vuole accorgere, di quanto le accade intorno, forse per pusillanimità o perché non se ne rende conto.
Entrambe le condizioni sono gravi e pericolose. La viltà, porta all’ignavia e alla complicità, anche se dovuta alla mancanza di coraggio. Se uno il coraggio non ce l’ha, diceva il poeta, non può inventarselo.
Accenniamo brevemente, quindi, ad episodi e prese di posizione governative o di personaggi ad esso vicini, molto gravi e preoccupanti. Mi auguro, per il bene del Paese e dei cittadini, che sono solo preoccupazioni, ma procediamo.
1) Vicenda contrattuale Cai - piloti e controllori di volo
Il presidente della Cai Colaninno dichiara. “Se i piloti non firmano, li prenderemo anche da Ryanair”.
All’unisono, intervengono i ministri Matteoli e Sacconi a dar man forte a Colaninno.
Matteoli: “Nel caso di sciopero, sarà esaminala l’ipotesi precettazione”.
Sacconi: “chi rifiuta il contratto Cai non ha diritto alla Cassa Integrazione”.
Colaninno, così ben spalleggiato, incalza: “Non c’è nessuna convocazione egli autonomi. Il problema è finito, chiuso”. I piloti saranno convocati uno per volta e “chi non accetta finirà fuori”. Sembra essere tornati ai padroni delle ferriere.
Il ministro Matteoli, come uno degli eroi della cordata salvaitalianità, così si esprime: “trattative non ce ne sono più e la Cai è intenzionata a partire (un bel problema se non ha i piloti!). Credo che la Cai chiamerà i piloti singolarmente…Per coloro che rifiutano, c’è qualche dubbio, che possano accedere alla cassa integrazione. La norma in proposito è chiara (non tanto, se persiste qualche dubbio, come lo stesso contraddittorio ministro lascia intendere)”. Qualche mal pensante potrebbe, vista la concordanza delle dichiarazioni, che Colaninno e Matteoli si siano messi d’accordo…bah.
Sacconi, il ministro tutto d’un pezzo, non è d’accordo e, così, va oltre: “Chi rifiuta perde il diritto agli ammortizzatori sociali. Non è una opinione, né una minaccia, né un ricatto. E’ la legge”.
Le parole di Sacconi non sono né minacce né ricatto, ma rappresentano bene il suo pensiero e la sua collocazione.
Conclusione: non è fascismo!
2) Assalto alla RAI
Una trentina d’ultrà di destra di Blocco Studentesco assale la redazione di “Chi l’ha visto?”, colpevole di aver mandato in onda l’aggressione fascista ad un gruppo di giovani a Piazza Navona, durante la manifestazione di Mercoledì scorso.
Sono seguite le minacce (“Vi abbiamo identificato, a voi ed ai vostri familiari”.) e la rivendicazione in nome di Forza Nuova. E’ solo teppismo? Non sembra. E, allora, cos’è?
Il segretario di Forza Nuova, esprime solidarietà a Blocco Studentesco e profonda indignazione per la trasmissione (non faceva altro che informazione, come dovrebbero fare tutti i TG e le trasmissioni giornalistiche) e “la volontà di certa sinistra di scaldare gli animi per riaprire una spirale di violenza (un linguaggio simile a quello del capo del Pdl) contro i ragazzi di destra (mi chiedo: hanno o non commesso quanto mostrato dalle immagini?). Hanno tracciato una lista di proscrizione (le stesse liste del fascismo del ventennio) nei confronti di militanti politici (una strana specie di militanti politici armati di bastoni che colpivano quattordicenni indifesi).
Per non lasciare solo il camerata, puntuale come un cronometro svizzero, la nipote del Duce, Alessandra Mussolini, va oltre: “…qualcuno ha usato il servizio pubblico radiotelevisivo per istigare violenza (cosa sta compiendo la signora Mussolini con questa dichiarazione?) contro ragazzi di Blocco studentesco. Quella trasmissione serve per trovare le persone scomparse (non è compito delle forze dell’ordine?), non per metterne altre nelle mani dei facinorosi (di quali facinorosi parla l’onorevole? Non sono state chiare le immagini dei…facinorosi?)”.
Conclusione: non è fascismo!
3) L’intervista dell’on. Dell’Utri
Nell’intervista concessa a Klaus Davi, l’onorevole (anche se nominato e non eletto, come tutti gli attuali parlamentari. Liste bloccate come durante il fascismo) Dell’Utri da bibliofilo competente, come lo definiscono, diventa storico di razza e osservatore sociale interessato.
Sull’antimafia (lasciamo da parte le condanne subite) così si esprime: “ Credo che, allo stato attuale, il rapporto tra costi e sacrifici sia assolutamente sproporzionato, soprattutto quando alcuni procuratori antimafia fanno politica”. Definisce, inoltre, e non è una novità, Mangano, lo stalliere di Berlusconi, “un eroe”.
Parla di Benito Mussolini: “Mussolini sbagliò (almeno su questo siamo storicamente d’accordo), non c’è dubbio, ma quando era al potere lo Stato era più presente di quanto non lo sia adesso. Aveva dato al Paese, ed è stato l’unico, un senso di patria che non c’era prima e non c’è stato dopo”.
Sull’antifascismo è ancora più drastico e chiaro: “Ogni qual volta si tocca questo tasto, ecco l’insurrezione, e questo accade perché la situazione non è stata chiarita del tutto, la verità non è mai venuta a galla (di quale verità, di grazia?). Credo che ci sia ancora da lavorare da parte di tutti”. Conclude la dissertazione storica con un giudizio perentorio e conclusivo: “C’è anche da dire che il concetto di antifascismo, di per sé obsoleto, torna puntualmente in auge perché mancano nuovi argomenti seri di discussione, e si riferisce col rinvangare sempre gli stessi (Obsoleta memoria storica!)”.
Le sue competenze, per nostra fortuna, non finiscono qui; ora si trasforma critico della comunicazione e osserva che in RAI sono presenti “ancora dirigenti messi dalla sinistra e che rispondono a logiche di sinistra”. E’, quindi, “difficile cambiare la televisione e pensare che migliori la qualità della comunicazione quando a guidarla c’è gente che alimenta una visione negativa della vita (durante il ventennio l’informazione veniva selezionata per dare agli italiani l’impressione di abitare nel paese di bengodi: niente delinquenza, niente carceri, solo per gli antifascisti, niente furti o rapine, niente stupri o violenze, niente scioperi…)”. Meno male che ci pensa “Berlusconi a diffondere ottimismo (come la buonanima, il cui motto era: credere, obbedire, combattere)”.Ognuno faccia le proprie considerazioni.
Conclusione: non è fascismo!
4) Licio Gelli
Gelli, parlando a Odeon TV, tesse le lodi di Berlusconi (“Uomo del fare. Di questo c’è bisogno in Italia: non di parole, di azioni”) ma fa un grazioso appunto (ha ancora tanto da insegnare ai suoi ex allievi): “Non condivido il governo Berlusconi perché se uno ha la maggioranza deve usarla, senza interessarsi della minoranza (ma cosa sta agendo Berlusconi?). Non m’interessa la minoranza, che non deve scendere in piazza, non deve fare assenteismo, e non ci devono essere offese (tutto ciò dice il premier).
Berlusconi non replica, figuriamoci! Sergio Flamigni commenta: “Ha ragione: il Piano di rinascita della loggia P2 è diventato il programma dell’attuale governo”.
Conclusione: non è fascismo!
5) Berlusconi e i trafori
Berlusconi, parlando a Pero, a proposito della famosa TAV ha affermato che “lo Stato garantirà la possibilità di realizzare i trafori alpini anche con l’uso della forza…”
Minacciare di ricorrere all’uso della forza è diventato un ritornello, come dare la colpa ai comunisti d’ogni male d’Italia: per i rifiuti, per le occupazioni, per l’ordine pubblico, per la sicurezza (anche se ha militarizzato le città, i risultati non sono buoni)… Nessun commento.
Conclusione: non è fascismo!
Sono stanco, ma penso che queste poche citazioni possano bastare per concludere: non è fascismo!
02 novembre 2008
LA CAI BATTE CASSA
La Cai (niente a che vedere col Centro Alpino Italiano) aspetta il 30 Novembre per decidere se continuare ad esistere o sciogliersi. E’ l’ultima fase del ricatto della cordata d’imprenditori altruisti nata, com’è noto, per salvare l’italianità dell’azienda Alitalia. Grandi eroi, che rischiano i loro sudati guadagni per la Patria!
Per altri 28 giorni terrà banco nelle reti Media-Rai e su tutti i quotidiani italiani la diatriba tra la Cai e le sigle dei sindacati autonomi dei dipendenti ex Alitalia.
Ma l’accordo siglato qualche mese addietro non doveva essere risolutivo? Qual è l’oggetto del contendere? Ufficialmente è il rinnovo del contratto, ma la ragione vera riguarda il prestito ponte di 300 milioni fatto dal governo per permettere all’Alitalia di volare fino alla soluzione del problema, salvarla o lasciarla fallire.
Infatti, il governo si è subito mosso in sede europea col commissario Tajani. Chiederà, infatti, che il debito sia considerato a carico della bad company, cioè di quella parte della compagnia che ha sul groppone tutti i debiti e che, come sappiamo, è rimasta allo Stato.
Per intenderci, la Cai, che ha acquistato la parte sana dell’Alitalia, non vuol saperne, sicuramente avrà avuto assicurazioni da Berlusconi, di accollarsi il pesante fardello del debito.
Il governo o Berlusconi (si ripete la farsa del “deus ex machina” che tutto risolve. Basta chiamarlo!) risolveranno il problema nel modo più semplice e a loro congeniale: otterranno che il debito sia considerato a carico dello Stato e, quindi, dei cittadini che vedranno salire ancor più il loro debito, neonati compresi.
- Ma come, interviene il mio amico, abbiamo preteso che una cordata tutta italiana, d’eroici imprenditori, rilevassero un’azienda divoratrice di soldi, è ora facciamo gli schizzinosi? E’ giusto che se devono iniziare un’impresa, l’azienda degli eroi sia libera da debiti!
Inutile ribattere che gli eroi hanno preso una strenna e non hanno mai rischiato, meno che meno in questa operazione, nemmeno un centesimo. Hanno sempre operato in piena sicurezza. Tanto gli italiani sono generosi e, tra l’altro, pensano che non sia giusto che il tenore di vita di questi signori sia intaccato. Anzi è giusto migliorarlo!
Rimane il contrasto con i sindacati autonomi. Solo con essi perché i confederali e l’Ugl hanno firmato velocemente. Non si dica che sarà colpa loro se la Cai non volerà. Per di più riceveranno encomi e pacche sulle spalle da ministri, sottosegretari e cordata.
Resisteranno ancora qualche settimana gli autonomi. Una volta che l’Europa farà decollare i 300 milioni verso la bad company, l’accordo si troverà e, con qualche ingegnosa trovata, noi cittadini faremo ancora i buoni samaritani.
Per altri 28 giorni terrà banco nelle reti Media-Rai e su tutti i quotidiani italiani la diatriba tra la Cai e le sigle dei sindacati autonomi dei dipendenti ex Alitalia.
Ma l’accordo siglato qualche mese addietro non doveva essere risolutivo? Qual è l’oggetto del contendere? Ufficialmente è il rinnovo del contratto, ma la ragione vera riguarda il prestito ponte di 300 milioni fatto dal governo per permettere all’Alitalia di volare fino alla soluzione del problema, salvarla o lasciarla fallire.
Infatti, il governo si è subito mosso in sede europea col commissario Tajani. Chiederà, infatti, che il debito sia considerato a carico della bad company, cioè di quella parte della compagnia che ha sul groppone tutti i debiti e che, come sappiamo, è rimasta allo Stato.
Per intenderci, la Cai, che ha acquistato la parte sana dell’Alitalia, non vuol saperne, sicuramente avrà avuto assicurazioni da Berlusconi, di accollarsi il pesante fardello del debito.
Il governo o Berlusconi (si ripete la farsa del “deus ex machina” che tutto risolve. Basta chiamarlo!) risolveranno il problema nel modo più semplice e a loro congeniale: otterranno che il debito sia considerato a carico dello Stato e, quindi, dei cittadini che vedranno salire ancor più il loro debito, neonati compresi.
- Ma come, interviene il mio amico, abbiamo preteso che una cordata tutta italiana, d’eroici imprenditori, rilevassero un’azienda divoratrice di soldi, è ora facciamo gli schizzinosi? E’ giusto che se devono iniziare un’impresa, l’azienda degli eroi sia libera da debiti!
Inutile ribattere che gli eroi hanno preso una strenna e non hanno mai rischiato, meno che meno in questa operazione, nemmeno un centesimo. Hanno sempre operato in piena sicurezza. Tanto gli italiani sono generosi e, tra l’altro, pensano che non sia giusto che il tenore di vita di questi signori sia intaccato. Anzi è giusto migliorarlo!
Rimane il contrasto con i sindacati autonomi. Solo con essi perché i confederali e l’Ugl hanno firmato velocemente. Non si dica che sarà colpa loro se la Cai non volerà. Per di più riceveranno encomi e pacche sulle spalle da ministri, sottosegretari e cordata.
Resisteranno ancora qualche settimana gli autonomi. Una volta che l’Europa farà decollare i 300 milioni verso la bad company, l’accordo si troverà e, con qualche ingegnosa trovata, noi cittadini faremo ancora i buoni samaritani.
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