17 aprile 2008

L’AGONIA DEI SOCIALISTI SI PUO’ FERMARE

La lenta e inesorabile agonia del Partito Socialista è continuata, ma era prevedibile, anche nella campagna elettorale testé conclusa. Non ci sono giustificazioni!
Ho letto alcuni commenti d’esponenti storici del partito. Tutti concludono l’analisi del voto con l’esortazione a fare quadrato, a solidarizzare, a organizzarci per “cogliere le crepe che si libereranno nello schema di quel bipartitismo, sostiene De Michelis, che è stato messo fortemente in dubbio dagli stessi elettori ” (!).
Il vizio di fondo di qualsiasi discussione è, comunque, affermare che la colpa della nostra “debacle” è stata di Veltroni (cannibalizzazione del Pd verso il resto della sinistra, afferma Biscardini e non solo), della legge elettorale e di qualche altra diavoleria che metta al riparo la dirigenza di qualsiasi responsabilità. Quando parlo di dirigenza mi riferisco a tutti i livelli, dalla sezione, alla provincia, alla Direzione nazionale, o, com’è più gradito, ai “Comitati per la Costituente”.
Il compagno Nigra, individuate le colpe, indica una ventina tra province e di comuni dove il voto amministrativo è stato migliore rispetto al politico, sottolineando che “sono dati che evidenziano il radicamento territoriale, la popolarità dei nostri candidati”.
E’ vero che chi corre per sé corre per tre o forse più di tre, e ciò spiega il successo dei candidati locali, che ci distrae da un’analisi più accorta della sconfitta. Ricordiamo che il disimpegno di questi porta sempre ad un’alta perdita di consensi, come, d’altronde, ha dimostrato il contemporaneo voto politico. E’ giusto però “valorizzarli nella formazione del gruppo dirigente”, che non sia più quello della tradizione e delle sconfitte, quello insomma delle tante repubbliche succedutesi dopo tangentopoli. Ma un gruppo dirigente nuovo rispetto al passato, certo non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, e, soprattutto, giovane mosso da entusiasmo e dal convincimento che il socialismo riformista, liberale e laico non è stato un incidente storico da archiviare, ma una necessità oggi più forte che mai.
Un socialismo che metta al centro della speculazione politica l’uomo come soggetto attivo, come protagonista del suo futuro, l’uomo che vive in sé le gioie e le sofferenze di tutta l’umanità e, quindi, consapevole che il suo è il destino di tutta l’umanità.
Se vogliamo continuare il percorso, dobbiamo esaminare con attenzione sia la fase pre-elettorale, quella della costituente, e quella elettorale, con la sua organizzazione centrale e periferica, il messaggio di cui siamo stati portatori e le motivazioni che hanno indotto gli elettori a non votarci.
L’esame fatta da De Michelis mi sembra la più chiara e la più franca e anch’egli, però deve assumersi parte delle responsabilità, promovendo lo svecchiamento anagrafico, e nono solo.
I giovani sono la linfa, rappresentano il futuro. Una società di vecchi, che questi privilegia nel governo delle istituzioni è una società destinata a scomparire, figuriamoci un partito politico. Il nostro, come un’indagine fatta durante la campagna elettorale ha detto, sarebbe stato votato da elettori di età compresa tra i 55 e i 65 anni. Bel futuro! I giovani, non ancorati e repressi da vecchi formule e schemi stantie, possono dare la vera svolta. I giovani responsabili, assieme ai dirigenti storici, della gestione e della programmazione di un progetto che non abbiamo.
I cittadini devono avere chiaro non solo il messaggio immediato, quello che affronta la quotidianità, ma anche e soprattutto idrogetto di una società nuova, più solidale e più “uguale”, dove i privilegi di pochi non possono essere considerati diritti, dove la dignità dell’uomo non deve essere mortificata dalla mancanza di lavoro o da una distribuzione della ricchezza “diseguale”, dove la libertà d’informazione sia reale come reale sia l’istruzione per tutti.
Un progetto di società condiviso e il cammino chiaro e in umiltà, senza cercare a qualsiasi costo la sopravvivenza a spese dell’identità, sono le ragioni che il congresso deve affrontare.
Ma prima del congresso, sono necessari nell’immediato, assemblee che mettano a confronto iscritti e che determinino con certezza le linee entro le quali il partito deve muoversi.
Una cosa che non bisogna dimenticare è che non basta associare, come è stato fatto, lo SDI e il Nuovo PSI, per costruire un partito, perché spesso le somme diventano sottrazioni.
Nel Paese sono presenti associazioni e micro partiti che vanno coinvolti, non cooptati. Sono ricchezze del territorio che vanno valorizzate e coinvolte, ascoltando e facendo proprie le loro idee, sottolineando sempre ciò che ci unisce più che ciò che potrebbe dividerci.

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