Finalmente papa Ratzinger ha parlato del Tibet. Dall’alto del suo prestigio, tutto italiano, ci ha fatto sapere di seguire “con grande trepidazione le notizie che in questi giorni giungono dal Tibet. Il mio cuore di Padre sente tristezza e dolore…Vi invito a unirvi a me nella preghiera. Chiediamo a Dio onnipotente…”.
Il ritardo è giustificato a causa dei tanti e importanti avvenimenti che incalzano la Santa Sede: le elezioni italiane con i defatiganti controlli sulle liste e sui programmi, nonché gli imperativi inviti sulle priorità del prossimo governo, la via crucis mediatica e spettacolare, la pasqua….Ma questi tibetani non potevano scegliere un periodo migliore, diciamo luglio o agosto, quando ormai l’Italia avrà avuto il suo governo e le feste cristiane concluso il ciclo?
“Ah, intendo: il suo cervel, Dio lo riposi, in tutt’altre faccende affaccendato, a questa roba è morto e sotterrato” (G.Giusti, Sant’Ambrogio).
Inviti, richiami, preghiere, speranze che…parole, solo parole. Nessuna presa di posizione, nessun richiamo ai potenti della terra…meglio stare sul generale…
In Italia usiamo pure la spada, come sempre, gli accattoni di sacrestia ci ascoltano, ci temono!
Monsignor Betori, l’ultimo prelato in ordine di tempo a …pontificare, oltre a sottolineare la “povertà di contenuti e la scarsa attenzione sulla scuola e sulla formazione dei giovani” dei programmi dei partiti, informa (minaccia?) che vigileranno “attentamente sulla coerenza dei politici cattolici”, candidati prima ed eletti dopo, nei riguardi di quei “valori non negoziabili” che rappresentano una serie di “no” intollerabili in uno stato laico: “no all’aborto, no all’eutanasia, difesa della vita fin dal primo concepimento, famiglia basata sul matrimonio tra un uomo e una donna”.
Se questa non è ingerenza…ditemi voi cos’è…
Perché non si dica che qualche argomento, oggetto della campagna elettorale, venga dimenticato, ecco che il monsignore vede la necessità (“il primo dovere”) di cambiare l’attuale legge elettorale “per ridare ai cittadini un reale potere di scelta”.
Ma non è finita qui. “Famiglia Cristiana” incalza. Critica sia Berlusconi sia Veltroni (par condicio) e parla di una “classe politica impreparata e rissosa”, sottolinea, infine, che “con questa classe politica sarà difficile dare una risposta alle famiglie e ad un’Italia sempre più povera”.
Penso che sono tanti gli Italiani che la pensano allo stesso modo, ma questi sono affari interni allo Stato, non deve essere certo la Chiesa a parlare come un partito politico, a dettare l’agenda: questa è pura ingerenza.
Una classe politica con un po’ d’orgoglio e di consapevolezza istituzionale avrebbe già reagito in maniera forte, ma la sacrestia ha un certo fascino e un posto in parlamento “val bene una messa”.
Avevo scritto che “la chiesa sarà la vera protagonista della campagna elettorale”.
Mi sono sbagliato e mi sento di sostituire il futuro “sarà” con il presente “è”.
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