I politici italiani, giovani e meno giovani, ingolfano la campagna elettorale di riforme irrealizzabili e di numeri, che non sono altro che i costi delle stesse.
Qualche giornalista poco esperto ha cercato di capire dove avrebbero trovato le risorse.
Ancora attende, come noi, non la risposta, ma una risposta sufficientemente soddisfacente.
Non voglio sostituirmi a lor signori, ma nella mia ingenuità e scarsa frequentazione degli economisti del “Palazzo” mi sono chiesto:
- Se la Chiesa, che possiede circa il 20% del patrimonio immobiliare, pagasse, come tutti i cittadini, l’ICI, i Comuni non avrebbero forse più risorse e lo Stato, non intervenendo per ripianare i bilanci, non avrebbe a disposizione più denaro per interventi finalizzati o per diminuire le tasse?
Sarebbe un provvedimento d’equità sociale e di recupero di risorse…miracoloso.
Ma gli “accattoni di sacrestia” faranno mai una simile dichiarazione, avrebbero mai il coraggio o la capacità di affermare con la giusta energia la laicità dello Stato?
Altre fonti di recupero delle risorse:
- Eliminazione d’ogni forma di finanziamento alla stampa che in un paese liberista le risorse deve trovarle da sé, confezionando, come ogni altra merce, un prodotto soddisfacente per i lettori. Forse, così facendo, avremmo un’informazione libera e non aggiogata ai gruppi di potere politici. (Non vi sembra scandaloso che un qualsiasi direttore di un quotidiano non molto diffuso possa percepire uno stipendio di 15.000 € e pontificare dalle colonne del suo giornale e dalle TV?).
- Revisione della legge, perché di legge si tratta, di finanziamento ai Partiti. I politici hanno sostituito la parola “finanziamento” con “rimborso”, fregandosene del risultato referendario. Anzi l’attuale legge elargisce più soldi di prima. La casta, per queste cose, ha le mani lunghe e il cervello fino.
- Revisione verso il basso degli emolumenti spettanti ai parlamentari con l’eliminazione di privilegi, anche pensionistici, non previsti per nessun altro cittadino e che sono un’offesa per i molti che vivono in condizione d’indigenza, allineandoli alla media europea.
- Considerevole ritocco dei compensi dei manager pubblici, legati ai risultati conseguiti, eliminando le scandalose buonuscite, che somigliano più ad un premio che ad un risultato gestionale negativo.
- Tassazione delle rendite finanziarie come avviene in Europa, evitando sterili discussioni sui risparmi degli italiani con l’introduzione di un ragionevole tetto o una tassa progressiva.
Come ho detto prima, non ho la presunzione d’insegnare il mestiere ad illustri economisti, ma queste proposte non sono solo mie e molti cittadini aspettano delle risposte.
08 marzo 2008
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