E’ mortificante parlare ancora del campanile e di Mastella o del campanile di Mastella.
Sembra che si sia guidati da preconcetti, ma la verità è che l’arroganza di questo “drappello” di parlamentari non fa che alimentare un giudizio negativo su comportamenti che una classe politica, anche se ingiustamente colpita, non dovrebbe avere. In fondo, come lo stesso cavaliere ha riconosciuto, Mastella non ha fatto altro che seguire, anche se in ritardo di quattordici anni, il suo esempio. Il fenomeno di sparare al giudice purtroppo si va sempre più diffondendo. Si calpestano le istituzioni e si usa il ricatto più becero per meri fini di bottega. E’, se si può dire, una valanga senza ritegno. La sera andiamo a letto attoniti, mentre la notte ci perseguita l’incubo del giorno dopo.
Quando ho letto la sgrammatica (se si voterà lunedì, avrebbe dovuto usare il futuro: voterà, non ci saranno, non si conteranno; ma il senso è stato chiaro.) dichiarazione ricattatoria di Fabris, il capogruppo del campanile, mi sono vergognato per lui.
A Mastella e al suo gruppo non sono bastate le riprovevoli parole di Prodi che, nell’assumere l’interim del ministero della Giustizia, così si esprime: “…dalla Magistratura possa, nei tempi più rapidi possibili, giungere un chiarimento forte che consenta a Mastella di riprendere con rinnovata e piena autorità il suo posto di ministro della Giustizia”. In che Paese viviamo!
Con chi sta il presidente del Consiglio? Nemmeno la tenuta del governo giustifica tali parole, lesive dell’intero Parlamento. Ha perfettamente ragione il ministro Di Pietro quando chiede a Prodi di voler conoscere con chi sta l’esecutivo.
Il ricatto, certamente per evitare incomprensioni, è fin troppo chiaro: “Se l’Unione non vota lunedì una mozione di totale condivisione con quanto detto dal ministro Mastella in aula, e cioè una formula del tipo ascoltata la relazione del governo la si approva, non c’è più la maggioranza non solo numerica ma politica. I nostri voti non si contano più”.
Se una tale mozione ci dovesse essere (è da pazzi solo a pensare a un simile degrado), l’Unione dovrebbe rigettarla in blocco. Sarebbe un segnale forte al Paese e un monito a quanti fanno delle istituzioni il proprio orticello.
18 gennaio 2008
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