17 gennaio 2007

STATALI : DUE MESI DI ASSENZE

La Ragioneria generale dello Stato ha pubblicato i dati relativi alle assenze degli impiegati statali in un anno.
I giornali, impadronitisi della notizia, gridano all’assenteismo: lavorano poco, sono una palla al piede allo sviluppo, sono dei fannulloni.
Non voglio difendere gli statali, ma qualcosa voglio dire.
Innanzitutto, mi sembra poco professionale che i giornalisti, che dovrebbero ben soppesare le notizie prima di pubblicarle con molta superficialità, ne fanno uno scoop, diffondendo un profondo stato di malessere tra i lavoratori e dannosi contrapposizioni tra i lavoratori pubblici e i privati.
Dello schema pubblicato (la Repubblica del 15scorso)si evince quanto segue:
- dal computo delle assenze vanno detratte le ferie (sono “assenze”, ma obbligatorie);
- le giornate di sciopero (un diritto di tutti i lavoratori, non retribuito);
- le assenze non retribuite (previste dai contratti pubblici in quanto ogni lavoratore , pubblico o privato, ha sempre qualche problema…o no?)
Rimangono le assenze per malattia. Ma chi non si ammala nel corso dell’anno? Vogliamo regolarizzare la malattia (non più e … non retribuita)? O vogliamo penalizzare l’ammalato?
Risulta che i lavoratori assenti per malattia sono sottoposti giustamente, a dei controlli dalle ASL.
Stando ai dati, un insegnante mediamente si ammala 12,63 gg l’anno, l’impiegato pubblico,18,71. Dove sta lo scandalo? Certo, i furbi, come in ogni famiglia, ci sono sempre e allora, invece di generalizzare, facendo di ogni erba un fascio, sarebbe opportuno controllare che le malattie siano vere e che non ci siano strane compiacenze.
L’assenza dal lavoro comporta scarsa produttività, si dice. E’ vero. Ma perché non si indaga cercando la ragione della mancanza di motivazione? Ci sono tanti disoccupati pronti a rendersi utili.
Non ho capito, comunque, dove sta l’assenteismo, né l’allarmismo che traspare dai titoloni dei giornali.Ma richiedo, a proposito di produttività, la Ragioneria non poteva impiegare meglio il suo tempo e i “nostri” soldi?

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