Il segretario di Magistratura democratica Piergiorgio Morosini
«La misura è colma». I magistrati non ne possono più. Il segretario di Magistratura democratica Piergiorgio Morosini chiede ai colleghi di fare sciopero. Non usa proprio questa parola, parla di «forte mobilitazione», di «forme di astensione dall’attività». Ma la sostanza è quella.
Nella settimana in cui, a palazzo Chigi, parte il treno della riforma costituzionale della giustizia, lui, di mestiere gip a Palermo, ai vertici della sua corrente da pochi mesi, rivolge un invito shock ai colleghi che lavorano in via Arenula, accanto al Guardasigilli Angelino Alfano. Perché «le proposte politiche sul tappeto non debbono trovare in alcun modo l’appoggio e il contributo di magistrati che hanno giurato fedeltà alla Costituzione». Chiede loro di andarsene, di voltare le spalle al ministro e tornare a casa.
Cosa voglia cambiare Berlusconi è noto. Vuole separare le carriere dei giudici da quelle dei pm, in modo da indebolire i secondi, spingendoli verso l’esecutivo. Vuole dividere in due il Csm, indebolendo anche questo. Vuole spogliare lo stesso Csm della sezione disciplinare, che “processa” i magistrati che sbagliano, per trasformarla in un’Alta corte di nomina politica. Vuole fissare nella Costituzione il principio che il magistrato che sbaglia paga di tasca sua, in modo che un pm prima di avviare l’azione penale ci penserà otto volte. Vuole distorcere gli equilibri della Consulta, stabilendo che per le decisioni di tipo costituzionale, come per i lodi Schifani e Alfano e per il legittimo impedimento (cancellati o ridimensionati dalla Corte di stretta misura), ci vuole la maggioranza dei due terzi. Vuole togliere ai pm il controllo della polizia giudiziaria, che a quel punto risponderà solo al ministero dell’Interno, cioè al governo, cioè a lui. Vuole ampliare il potere delle difese nei processi, costringendo i giudici ad accettare supinamente le loro richieste. A cominciare dai suoi. Per far felici Gjhedini e Longo. E vuole pure il processo breve per chiudere i suoi processi. E approvare la legge sulle intercettazioni di modo che voi tutti cittadini non conosciate più nulla delle inchieste giudiziarie, soprattutto quelle che riguardano lui.
Dunque il segretario di Md Morosini ritiene che nessun magistrato, di fronte a riforme come queste, possa ancora star seduto accanto ad Alfano. Come se nulla fosse. E chiede una mobilitazione.
Se non ora, quando?
da Repubblica.it
22 febbraio 2011
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