Dopo l’Aids, l’aborto!
Ratzinger continua nel suo integralismo fuori dal tempo e riconduce la Chiesa, dopo il Concilio Vaticano II, al periodo glorioso della Santa Inquisizione che dal 1484 al 1782, dati riportati da Hans Kuhn, furono uccise ben nove, dicasi nove, milioni di donne.
Quante donne uccide l’aborto clandestino, quante ne muoiono per mancanza di cure e di sostegno nel corso della gravidanza in Paesi poveri come l’Angola o la quasi totalità dei Paesi africani?
Facendo leva sulla mancanza d’istruzione e sulla sottomissione di quelle popolazioni ai poteri istituiti (non è il caso di parlare di istituzioni, visto che dalla tratta degli schiavi ad oggi questi poteri, compreso quello cattolico, si sono imposti con la forza) il Papa continua a imperversare con anatemi vari e con promesse fuori dal tempo, lontane dai veri problemi che affliggono le popolazioni africane, problemi del tutto contingenti legati più alla sopravvivenza in questo regno che alla felicità nell’altro, tutto da verificare.
In fondo Ratzinger e la sua corte (gerarchia e politici di ogni razza e specie) stanno benissimo.
Non partoriscono (per dono esclusivo dello Spirito Santo?) e, come si può vedere dall’ostentazione della loro ricchezza, uno schiaffo a quelle schiere di poveri cui l’Occidente destina la sua elemosina (il Papa la chiama assistenza), non soffre né la fame né la sete e abita non in capanne di paglia e fango senza riscaldamento o aria condizionata, ma in “appartamenti” lussuosi e forniti di ogni confort.
L’altro ieri, Ratzinger ha condannato l’uso dei preservativi, ritenuti inutili alla prevenzione, ieri ha condannato il diritto all’aborto che sia l’ONU che l’Organizzazione per l’unità africana hanno previsto nel programma di salute riproduttiva, accusando di “amara ironia coloro che promuovono l’aborto tra le cure della salute materna”, assicura che “la Chiesa sarà accanto ai più poveri di questo continente” e “continuerà a fare tutto ciò che le è possibile per sostenere le famiglie, comprese quelle colpite dai tragici effetti dell’Aids, per promuovere l’uguale dignità di donne e uomini sulla base di un’armoniosa complementarietà”.
Un discorso chiaro ma che non convince, specie se rivolto a popoli dove la malattia e le sofferenze sono il pane quotidiano.
Che significa “stare accanto”, quando da secoli ha detto le stesse parole e da altrettanto tempo nulla è cambiato anzi è peggiorata la situazione d’indigenza?
Che significa “continuerà a fare tutto il possibile”, forse utilizzare l’immenso patrimonio che la Chiesa accumula giorno dopo giorno, mentre si dichiara povera tra i poveri; o forse condividere con i poveri quanto è in suo possesso come San Martino fece col suo mantello?
Che significa “sostenere le famiglie comprese quelle colpite dall’Aids”, potenziare la ricerca nei suoi numerosi ospedali, mettere a disposizione i posti letto o costruire a sue spese ospedali in Africa o in ogni parte si renda necessari?
Cosa significa “promuovere l’uguale dignità di uomini e donne sulla base di un’armoniosa complementarietà”, riconoscere che questa dignità o è ineguale, o manca del tutto, o provvedere fattivamente a creare le condizioni perché essa si realizzi attraverso l’effettiva emancipazione della donna, favorendo la costruzione di scuole e università che li renda partecipi e consapevoli, in grado di costruire il loro futuro senza dipendere dalle elemosine e dalla carità della Chiesa?
Sono domande che non avranno risposte, risposte che Ratzinger e la sua oscurantista Chiesa non potranno mai dare. È più semplice sconvolgere le coscienze e additare le responsabilità, sempre degli altri. Lasciare che siano altri ad operare a risolvere i problemi, così è sempre stato nei secoli dei secoli.
Ratzinger, infatti, con notevole faccia tosta, chiede che i Paesi del G8 mantengano l’impegno di destinare lo 0,7 del loro Pil agli aiuti per lo sviluppo dei Paesi africani.
Il suo impegno è la preghiera e la vicinanza…non confondiamo i ruoli: tu povero, io ricco; tu ammalato e senza cure, io sano e con gli ospedali; tu ignorante, io grande teologo tuttologo.
Un capo di stato, che per di più pretende di avere l’esclusiva dell’etica, non può assumere atteggiamenti che io reputo provocatori e lesivi della dignità degli uomini. Deve avere maggior rispetto della povertà e della malattia. La sua croce, quella che ostenta in tutte le manifestazioni cui partecipa, è d’oro massiccio, la loro è di legno e avvolta nelle spine.
21 marzo 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento