In relazione all’attentato sventato in Gran Bretagna, come al solito i nostri politici hanno dato fiato alle trombe e …ai tromboni. L’on Casini, per esempio, ci ricorda che “ l’11 Settembre precede la guerra (finalmente qualcuno ammette che la guerra c’è stata) in Iraq ”, ma dimentica di dire due cose.
La prima: dopo l’11 Settembre il primo Paese canaglia ad essere attaccato, con una risoluzione dell’ONU condivisa, fu l’Afghanistan dove si riteneva si nascondesse Bin Laden protetto dai Talebani.
La seconda: la guerra in Iraq è stata voluta unilateralmente da Bush, senza l’appoggio dell’ONU, scavalcata e umiliata nella sua impotenza, e con una grave spaccatura dell’Europa.
Lasciamo perdere, per amor di patria, di parlare del ruolo dell’Italia di Berlusconi-Fini-Bossi-Casini.
Ed è fuor di dubbio che il terrorismo islamico ha oggi il principale centro in Iraq, dove è molto vivo l’odio verso gli USA e i paesi suoi alleati, considerati non portatori di democrazia (con i carri armati?) o di civiltà ma portatori di morte e di distruzione. E, quindi, le dichiarazioni di Rutelli (“Purtroppo pagheremo a lungo le conseguenze dell’avventura irachena”) è molto vicina alla verità.
Ma quello che più irrita è che i “nostri” , nonostante l’evidenza, per mettere a posto la coscienza, preferiscono parlare di democrazia e qualche volta, se tirati per l’orecchio, di effetti collaterali “perché in fondo siamo in guerra”.
Penso che dovremmo incominciare a parlare senza il rimbombo delle armi, ma utilizzando il nostro raziocinio ed esporre con chiarezza (non con lingua biforcuta) motivazioni (quali interessi si celano nella guerra all’Iraq?) e soluzioni mediate ed equilibrate. Nell’intervista rilasciata a “Repubblica”, la ministra Bonino fa delle affermazioni coraggiose che hanno un difetto: sono intrisi di verità, la sua verità. Sarebbe buona cosa che venissero discusse in un dibattito serio e senza ipocrisie con l’unico obiettivo di trovare un punto d’incontro “condiviso”, senza muri ideologici e preconcetti faziosi.
“Voglio dire, afferma, che l’hard-power non ha funzionato, ma neppure il soft-power funziona. Difficile , quindi, dare lezioni agli USA e Israele”. La consequenzialità del ragionamento a me non sembra logica, anche se una certa logica c’è: ciò che gli USA e Israele fanno è ben fatto…oppure che cosa, signora Bonino?
“Fare ha sempre dei margini di rischio, il non-fare la certezza”. Ovvietà, due ovvie (!) ovvietà in quanto può essere vero anche il contrario.
“L’Italia deve negoziare con tutti però partendo da punti chiari: in Medio Oriente ad esempio l’aggredito è Israele”. Quello che più intriga dell’on. Bonino è la mancanza di dubbi e considerare tutti quelli che si oppongono alla politica d’Israele o chiedono la nascita vera, senza strumentali condizioni, di uno Stato palestinese, dei terroristi, fino a giustificare, se ho ben capito, la violenta reazione di Israele e le stragi dei civili. Infatti, così si legge: “Le rampe di lancio dei missili in Libano sta nel centro urbano e mescolata ai civili, è ovvio che la reazione colpisca i civili”. E cosa c’entrano, allora, i ponti, gli aeroporti, i fari e tutte le infrastrutture?
Alla fine il topolino, ormai pensavo definitivamente morto, dell’ingresso d’Israele nella NATO e nell’UE (“Sono convinta che Israele debba entrare nella NATO e nell’UE”.). Nella sua intervista, on. ministra, poteva toccare il problema (Cisgiordania, striscia di Gaza, colonizzazione forzata dei territori palestinesi, ministri palestinesi democraticamente eletti sequestrati nella loro terra e trasferiti in carcere i Israele…), perché non l’ha fatto? Non pensa che alla base della guerra in Libano ci sia l’irrisolto problema palestinese? Come pensa, con le sue verità, si possa risolvere il suddetto problema?
Tutti e due i popoli hanno diritto all’esistenza dentro confini certi e all’autodifesa.
Oppure questo assunto non è più valido o non è valido solo in questo caso?
Non tutti saranno d’accordo con quanto da e espresso, ma ciò è positivo in quanto permette un confronto di sostanza.
E se le mie non-certezze fossero più estese potrebbero avviare una fase nuova di confronto per portare a soluzione il problema dei problemi.
Ci provi lei, on. Bonino, con la sua proverbiale schiettezza. In fondo non le costa niente vestire, per una volta, i panni dell’umiltà e della ricerca del dialogo.
Borgetto, 14,08,06
15 agosto 2006
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