Il 25 Aprile non rappresenta tanto la liberazione dall’esercito tedesco, ma la festa della libertà, della libertà riconquistata, dopo un ventennio di olio di ricino, di tribunali speciali, di esili comminati e di guerre d’ogni genere.
Rappresenta la riappacificazione nazionale, il ritorno al rispetto dell’”altro” come persona e non come criminale, senza fughe in avanti come oggi alcuni revisionisti dell’ultima ora vogliono lasciare intendere. Il pericolo stalinista in Italia, il passaggio da un regime nero a uno rosso, forse per la forte presenza partigiana tra la nuova classe dirigente, non solo quella di maggioranza, non c’è stato.
Oggi, però, esponenti di rango della maggioranza rilasciano dichiarazioni e atteggiano prese di posizioni, sostenuti da certa stampa schierata, che non danno il giusto rilievo storico alla Resistenza, che non fu solo italiana, e cercano di avviare un processo di revisione storico poco consono e strumentale.
Una cosa è accettare di rispettare i combattenti di Salo in quanto credevano in ciò che facevano e un’altra cosa è equipararli ai partigiani. Questi ultimi hanno contribuito alla liberazione dell’Italia dall’esercito tedesco (un tedesco morto valeva dieci italiani…fosse ardeatine…), i repubblichini combattevano per il fascismo (mi sembra rinnegato anche dall’on. Fini, o sbaglio?), contro il cambiamento nella libertà. È una bella differenza!
Si prova una strana sensazione leggere su “Il Giornale” la giusta indignazione per le frasi di Ahmadinejad contro il popolo israeliano, accanto alle dichiarazioni del ministro La Russa e ai dubbi sulla partecipazione espresse dal sindaco Moratti e del presidente Formigoni per i possibili fischi della piazza (ma i fischi non fanno parte della democrazia, non rappresentano un’opinione che va compresa?).
È giusto che tutti esprimano la propria opinione, com’è giusto che si possa dissentire. L’articolista, Sabrina Cottone, non esprime giudizio alcuno, ma vista la linea della direzione piuttosto critica su ciò che in genere non condivide, è possibile pensare che condivida, in parte o in toto, le dichiarazioni e gli atteggiamenti evidenziati da autorevoli personalità istituzionali che di seguito riporto.
La Russa: “Berlusconi deve celebrare il 25 Aprile (nda; dopo 15 anni sarebbe la prima volta!) ma non in mezzo alle bandiere rosse…”. E poi: “Meritano rispetto ma non di essere celebrati i partigiani rossi (nda: considera i repubblichini partigiani per la libertà?) che combattevano perché volevano un’Italia stalinista”. L’articolista continua e scrive che, secondo La Russa “la pacificazione non è parificazione (parificazione di cosa?)”.
Così si conclude l’articolo: - Mentre l’Anpi (nda: Associazione nazionale partigiani d’Italia) mobilita i suoi per il corteo, non dimentica la polemica per il disegno di legge (come potrebbe?) presentato alla Camera da un gruppo di deputati (tra cui il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato) che chiede d’istituire l’Ordine del Tricolore, un’onorificenza che riconosce “la pari dignità” nella partecipazione al conflitto a tutti i combattenti della seconda guerra mondiale, da attribuire a “tutti coloro che, oltre sessant’anni fa, impugnarono le armi e operarono una scelta di schieramento convinti della bontà della loro lotta per la rinascita della Patria (nda: chi portò la Patria alla distruzione tanto da pensare ad una rinascita?)”.
Letizia Moratti, sindaco di Milano: “Non ho ancora deciso, deciderò nei prossimi giorni e certamente mi sentirò anche con il presidente Berlusconi”.
Roberto Formigoni, presidente Regione Lombardia: “Mi consulterò col presidente Berlusconi e valuterò assieme a lui se andare in piazza…”.
Dichiarazioni piuttosto chiare che non hanno bisogno di commento.
Voglio terminare, però con una domanda: Ahmadinejad, il presidente eletto dell’Iran, ha fatto delle dichiarazioni, e non da ora, non condivisibili e indegne, mantenendo il popolo nel terrore. È giusto equiparare il suo esercito di fedelissimi che pure sono convinti della bontà della loro scelta, a quanti li hanno combattuti e tuttora li combattono in nome della libertà?
21 aprile 2009
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