La cordata si ritira, i sindacati si spaccano (era prevedibile), i dipendenti esultano, i politici litigano addossando e addossandosi reciprocamente le responsabilità, i cittadini assistono sbigottiti al dramma che, se tale non fosse, somiglierebbe a una farsa e neppure di buona fattura.
La cordata, Berlusconi e i suoi ministri interessati, l’ex socialista Sacconi e l’ex aennino Matteoli, accusano d’irresponsabilità la Cgil e i sindacati autonomi che, di fronte all’unico piatto offerto, pendere o lasciare, non hanno accettato, assumendosi le loro responsabilità. Il premier-demiurgo va oltre e coinvolge nel fallimento, cioè nel suo fallimento, il Pd che, in verità, si è distinto per la sua inerzia. Da quando si trova all’opposizione, infatti, più che parlare, balbetta.
Ma Lui non può fallire! Farà di tutto per risolvere il problema e sia i sindacati, sia l’opposizione, Udc e Pdl, lo aiuteranno.
E’ stato, infatti, mortificante, come cittadino, assistere ieri sera in TV (TV7, condotta da Riotta) al duetto Sacconi – Letta, il ministro ombra del Pd: entrambi d’accordo nell’affermare che bisognava, come bisogna, trovare l’accordo con la cordata. Unico colpevole: Epifani e la Cgil. Sacconi non la pensava così quando, or sono cinque mesi fa, i sindacati, compresi Uil, Cisl e Ugl, avevano detto, in quel caso sicuramente in maniera irresponsabile, no all’Air France. Non la pensava così nemmeno il suo capo Berlusconi che, anzi, ne fece un cavallo di Troia durante la campagna elettorale: avrebbe risolto tutto lui che mai ha mancato un colpo. Non la pensava così il Pd e i suoi ministri-ombra.
Le domande sono tante e le risposte che i cittadini attendono pure:
- perché tutti i sindacati rifiutarono, governo Prodi ancora in carica, l’offerta di Air France?
- perché Berlusconi non ha rimproverato i sindacati come fa oggi, invece di farsi, allora, loro paladino?
- perché il Demiurgo ha puntato solo sulla cordata italiana piena di conflitti d’interesse?
- perché ha diviso l’Alitalia in sue società, una senza debiti, da dare alla “cordata” e l’altra con tutti i debiti, anche quelli di Air One, a carico dello Stato, cioè dei cittadini?
- perché ha compreso nell’operazione anche Air One, piena di debiti, unendo, così due debolezze?
- perché non ha cercato sul mercato, strumento al quale crede, altri acquirenti, sicuramente più qualificati, ponendo loro le stesse condizioni poste alla cordata?
- perché i suoi ministri della partita hanno condotto una trattativa piena di contraddizioni, di minacce e ricatti continui?
- perché Sacconi ha sempre parlato in termini ultimativi, come ha fatto ieri sera, dando sempre per certo che la cordata avrebbe mollato se i sindacati non avessero accettato le loro proposte? era, forse l’alter ego di Colaninno e soci, il loro portavoce?
- perché, sempre lui, da per certo che la trattativa non si riaprirà? Non è che sta tirando la corda perché sa che prima o poi per evitare i disastri del fallimento i sindacati rientreranno o sa che i coraggiosi imprenditori della cordata non sono poi tanto sicuri dei vantaggi che ne ricaveranno?
Io, comunque, sono convinto che la trattativa riprenderà con buone possibilità di riuscita: i tanti (compresi gl’incolpevoli cittadini), inghiottiranno il rospo, i pochi, la cordata e i politici, si siederanno ad una lauta mensa, pagata, come al solito, dai cittadini inconsapevoli e incolpevoli.
Al di là di come andrà a finire, mi auguro bene, Angeletti e Bonanni, quelli che accusano Epifani di essere il becchino dell’Alitalia, gli stessi che hanno usato il prelavaggio e il lavaggio della lavatrice governo-imprenditori per togliersi lo sporco di dosso, devono spiegare a tutti gli Italiani perché Air France no e la “cordata” si! Perché in poco più di quattro mesi la loro coscienza, di colpo, dopo una notte di riflessione, si è risvegliata e si sono accorti dei lavoratori che avrebbero perso il posto di lavoro? Non potevano svegliarsi prima, questi campioni del trasformismo?
Con questo non intendo dire che la Cgil è scevra da colpe, al contrario ne ha, e tante.
Il caso Alitalia e la punta di un Iceberg che nasconde la crisi profonda del movimento sindacale italiano, non più in grado di rappresentare al meglio i lavoratori, legato a privilegi non più difendibili e lontano dai reali bisogni di quanti (i lavoratori) giorno dopo giorno vengono calpestati nella loro dignità di uomini, sopraffatti dagli interessi del profitto, sempre più distanti dalla ricchezza, appannaggio ormai di una classe imprenditoriale cieca e famelica.
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