29 settembre 2008

A CHI IL MERITO? A CHI LA VITTORIA?

Dopo mesi, durante i quali ogni componente ha dato il meglio di sé (o il peggio?), dopo centinaia di ore di contrattazione, dopo accuse reciproche (non sempre false), dopo minacce e ricatti, finalmente l’affare (proprio un affare per l’italianissima cordata, almeno nei nomi e nei…fatti!) si è concluso, con la soddisfazione di tutti.
Sfogliando i giornali, ma, soprattutto, ascoltando la TV, tutti cantano vittoria, sminuendo il contributo (?) dato dal resto della cordata…pardon… dei medici (pochi) e degli infermieri (tanti) che si sono aggirati e agitati al capezzale di Alitalia.
Ma quel che conta per i nostri aspiranti stregoni, o già lo sono?, è che Alitalia, la parte sana (che ne sarà dell’altra, quella coi debiti che il ministro Tremonti, il principale azionista della “vecchia” Alitalia ha conservato, chi ripianerà i suoi debiti, che ne sarà dei suoi dipendenti? La solita vecchia soluzione: i cittadini italiani se ne accolleranno i debiti, i sindacati scenderanno in piazza, contratteranno, i politici parleranno di soluzione ottimale e gonfieranno il petto in segno di orgogliosa vittoria) è salva, che è rimasta italiana, almeno per i prossimi cinque anni, che questa e non un’altra cordata ha prelevato l’azienda.
Se questo è stato l’intendimento di Berlusconi e del suo governo, allora hanno vinto.
Se questo è stato l’intendimento dell’opposizione, allora ha vinto.
Se questo è stato l’intendimento dei sindacati, allora hanno vinto.
Se questo è stato l’intendimento delle banche (sarebbe meglio parlare di banca), allora hanno vinto.
Se questo è stato l’intendimento della “cordata”, allora ha vinto.
Se questo è stato l’intendimento dei cittadini, allora hanno vinto.
Tutti contenti e vittoriosi!
Ma allora, chi ha perso?
E’ una buona domanda, che non va rivolta agli attori della vicenda, parti interessate, ma ai cittadini, agli spettatori, preda d’imbonitori e di personaggi squallidi, seppur di lungo e vantaggioso potere politico e mediatico, ai cittadini consapevoli e non schierati a priori, pochi e male informati, come del resto lo sono “gli schierati”.
Ecco, la vera sconfitta è stata, come al solito, l’informazione.
Secondo il mio modesto parere, se vittoria c’è stata, non è stata una grande vittoria, ma un compartecipato banchetto sulle spoglie di un’azienda che poteva essere salvata senza un costo così elevato per le tasche dei cittadini contribuenti. Per gli altri cittadini, quelli che le tasse non le pagano o le pagano all’estero, quelli che portano la bandierina dell’italianità, è stato come andare al teatro e assistere alla solita farsa del soliti autori da quattro soldi e al solito finale: i quattro soldi miracolosamente trasformati in milioni…
Avendo assodato chi veramente ha perso, vediamo come si pongono gli altri elementi che inneggiano alla vittoria.
Berlusconi e i ministri responsabili (solo della trattativa, per carità!) sicuramente hanno ottenuto quanto si erano prefissati, anche se non tutto e come volevano, per colpa dei soliti comunisti della Cgil e del Pd (ma dove sono? Bisogna avere un microscopio atomico per trovarli! E poi, magari ce ne fosse …uno.). Sono tre i ministri responsabili: Tremonti, Sacconi e Matteoli.
Tremonti, principale socio di Alitalia, ha evitato di comparire in Tv, ma ha partorito, infaticabile creatore, l’idea di dividere in due l’azienda, trattenendo per sé, pardon, per noi, la parte che servirà a esercitare la sua creatività, quella dei ministri competenti (è solo un vocabolo per dire “della partita”) e dei sindacati, non quelli di Bonanni e Angetetti, che alla creatività, troppo logorante, preferiscono firmare come atto di sottomissione. Che dico, oggi do i numeri. Volevo, infatti, dire “di stima “ verso il massimo creatore.
Sacconi ha fatto di tutto e anche di più (il famoso algebrico n + 1). Sempre al tavolo delle trattative e in Tv ha spiegare che oltre alla CAI c’era il baratro, a dirci che il giorno dopo sarebbe mancata la benzina, che avrebbero ritirato la licenza di volo, che lui al posto di Colaninno avrebbe firmato lo stesso, che la Cgil era la causa di tutti i mali, che …o la CAI o la morte: con la nuova (o vecchia?) scolastica valutazione numerica avrebbe meritato un 1+ d’incoraggiamento. Alla fine, comunque, con l’aiuto i Matteoli, più signorile e meno ingombrante, ma sempre ripetitivo sulla necessità e insostituibilità della Cai, è riuscito a portare a casa l’accordo. Ma che fatica! Ma dietro a tutti, l’infaticabile, il mai domo, l’imprenditore degli italiani, il deus ex machina, Silvio Berlusconi, il suggeritore di ogni azione del sottosegretario Gianni Letta (che Dio glielo conservi!).
Il comportamento di Epifani e della Cgil, non sempre scevro da errori, ha quanto meno costretto Fantozzi, il commissario governativo, non il personaggio interpretato con successo da Paolo Villaggio, ad aprire, anche se fuori tempo massimo, un bando che porterà le grandi compagnie estere a partecipare con una consistente quota di minoranza allo storico salvataggio e alle considerazioni finali: il governo ha bloccato la trattativa sull’unico concorrente fortemente voluto, coinvolgendo il commissario Fantozzi a subire (o fare?) il suo gioco; visto il tardivo bando, vuol dire che si poteva fare prima e così, aprendo al mercato, si sarebbe creata più competitività migliorando, con ciò, le condizioni di vendita. Dov’è la vittoria?
E l’opposizione? Stando alle dichiarazioni di Veltroni e soci, è grazie all’opera di mediazione da loro effettuata tra Colaninno ed Epifani che la situazione si è sbloccata. Sarà forse vero, ma non hanno mai inciso sull’opinione pubblica né sulle parti in campo, distinguendosi per l’inedia mostrata e la mancanza di proposta. Per non urtare la suscettibilità del ministro ombra Colaninno, il figlio del presidente della Cai?
Solo supposizioni, s’intende, perché alla fine sono scesi in campo per dire che “accusano il governo d’incapacità e di dilettantismo nella trattativa, ma, tuttavia, vista l’unica proposta, è opportuno che i sindacati firmino l’accordo”. Eccezionale! Dov’è la vittoria?
Sicuramente le banche, come succede sempre in Italia, hanno vinto. Banca Intesa ritroverà i soli prestati e potrà contare sulla riconoscenza del Presidente del Consiglio.
Ma il ruolo delle banche non dovrebbe essere quello di prestare soldi e ricavare così l’utile per loro e i risparmiatori? Diventano, invece, azionisti delle principali aziende italiane condizionandone l’azione. L’impresa sono loro…i soldi sono loro...l’Italia sono loro! Hanno vinto, senza dubbio.
E la cordata tricolore? Ha vinto con assoluta certezza.
Hanno comprato un’azienda senza debiti a condizioni vantaggiose, con rischi minimali. Qualche volta, secondo copione, Colaninno e compagni (!) hanno fatto il viso duro, ma sapevano che prima o poi tutto si sarebbe concluso come concordato col governo.
Il sistema Italia, quello di sempre, quello di “pantalone” ha retto. Per quanto tempo ancora?

20 settembre 2008

LA CORDATA, I SINDACATI, I POLITICI, I DIPENDENTI, i cittadini

La cordata si ritira, i sindacati si spaccano (era prevedibile), i dipendenti esultano, i politici litigano addossando e addossandosi reciprocamente le responsabilità, i cittadini assistono sbigottiti al dramma che, se tale non fosse, somiglierebbe a una farsa e neppure di buona fattura.
La cordata, Berlusconi e i suoi ministri interessati, l’ex socialista Sacconi e l’ex aennino Matteoli, accusano d’irresponsabilità la Cgil e i sindacati autonomi che, di fronte all’unico piatto offerto, pendere o lasciare, non hanno accettato, assumendosi le loro responsabilità. Il premier-demiurgo va oltre e coinvolge nel fallimento, cioè nel suo fallimento, il Pd che, in verità, si è distinto per la sua inerzia. Da quando si trova all’opposizione, infatti, più che parlare, balbetta.
Ma Lui non può fallire! Farà di tutto per risolvere il problema e sia i sindacati, sia l’opposizione, Udc e Pdl, lo aiuteranno.
E’ stato, infatti, mortificante, come cittadino, assistere ieri sera in TV (TV7, condotta da Riotta) al duetto Sacconi – Letta, il ministro ombra del Pd: entrambi d’accordo nell’affermare che bisognava, come bisogna, trovare l’accordo con la cordata. Unico colpevole: Epifani e la Cgil. Sacconi non la pensava così quando, or sono cinque mesi fa, i sindacati, compresi Uil, Cisl e Ugl, avevano detto, in quel caso sicuramente in maniera irresponsabile, no all’Air France. Non la pensava così nemmeno il suo capo Berlusconi che, anzi, ne fece un cavallo di Troia durante la campagna elettorale: avrebbe risolto tutto lui che mai ha mancato un colpo. Non la pensava così il Pd e i suoi ministri-ombra.
Le domande sono tante e le risposte che i cittadini attendono pure:
- perché tutti i sindacati rifiutarono, governo Prodi ancora in carica, l’offerta di Air France?
- perché Berlusconi non ha rimproverato i sindacati come fa oggi, invece di farsi, allora, loro paladino?
- perché il Demiurgo ha puntato solo sulla cordata italiana piena di conflitti d’interesse?
- perché ha diviso l’Alitalia in sue società, una senza debiti, da dare alla “cordata” e l’altra con tutti i debiti, anche quelli di Air One, a carico dello Stato, cioè dei cittadini?
- perché ha compreso nell’operazione anche Air One, piena di debiti, unendo, così due debolezze?
- perché non ha cercato sul mercato, strumento al quale crede, altri acquirenti, sicuramente più qualificati, ponendo loro le stesse condizioni poste alla cordata?
- perché i suoi ministri della partita hanno condotto una trattativa piena di contraddizioni, di minacce e ricatti continui?
- perché Sacconi ha sempre parlato in termini ultimativi, come ha fatto ieri sera, dando sempre per certo che la cordata avrebbe mollato se i sindacati non avessero accettato le loro proposte? era, forse l’alter ego di Colaninno e soci, il loro portavoce?
- perché, sempre lui, da per certo che la trattativa non si riaprirà? Non è che sta tirando la corda perché sa che prima o poi per evitare i disastri del fallimento i sindacati rientreranno o sa che i coraggiosi imprenditori della cordata non sono poi tanto sicuri dei vantaggi che ne ricaveranno?
Io, comunque, sono convinto che la trattativa riprenderà con buone possibilità di riuscita: i tanti (compresi gl’incolpevoli cittadini), inghiottiranno il rospo, i pochi, la cordata e i politici, si siederanno ad una lauta mensa, pagata, come al solito, dai cittadini inconsapevoli e incolpevoli.
Al di là di come andrà a finire, mi auguro bene, Angeletti e Bonanni, quelli che accusano Epifani di essere il becchino dell’Alitalia, gli stessi che hanno usato il prelavaggio e il lavaggio della lavatrice governo-imprenditori per togliersi lo sporco di dosso, devono spiegare a tutti gli Italiani perché Air France no e la “cordata” si! Perché in poco più di quattro mesi la loro coscienza, di colpo, dopo una notte di riflessione, si è risvegliata e si sono accorti dei lavoratori che avrebbero perso il posto di lavoro? Non potevano svegliarsi prima, questi campioni del trasformismo?
Con questo non intendo dire che la Cgil è scevra da colpe, al contrario ne ha, e tante.
Il caso Alitalia e la punta di un Iceberg che nasconde la crisi profonda del movimento sindacale italiano, non più in grado di rappresentare al meglio i lavoratori, legato a privilegi non più difendibili e lontano dai reali bisogni di quanti (i lavoratori) giorno dopo giorno vengono calpestati nella loro dignità di uomini, sopraffatti dagli interessi del profitto, sempre più distanti dalla ricchezza, appannaggio ormai di una classe imprenditoriale cieca e famelica.

14 settembre 2008

VOLA O NON VOLA?

DUE AFFERMAZIONI
Prima di entrare nel merito di una qualsiasi discussione, mi preme fare due affermazioni, forse banali, ma rivelatrici di una situazione di grave crisi politico-istituzionale, dovuta, non tanto alla schiacciante vittoria del PdL, ma ad una cultura del potere distante dalla tradizione parlamentare e vicina a quello che è sempre stato il pensiero guida del gruppo Berlusconi: “Il popolo ci ha votato e noi governiamo (sottinteso: come vogliamo)”, relegando l’opposizione, qualsiasi tipo di opposizione, in un oscurato angolo del parlamento.
D’altro canto, pare che l’opposizione, forse con la sola esclusione dell’Idv, abbia fino ad oggi accettato di buon grado la situazione, limitandosi ad alzare il dito per chiedere educatamente di parlare, scambiando il parlamento per un’aula scolastica, o producendo inconsistenti vocalizzi che i loro elettori più non capiscono: un’armata brancaleone allo sbando, più dedita ad assegnare incarichi – ombra che a scendere in piazza e parlare ai cittadini.
Le affermazioni:
1 – questo governo non discute, impone.
2 – questa opposizione non propone

VOLA O NON VOLA?
Ora che Berlusconi ha preso la situazione in mano, convocando le parti, l’affare (per la cordata è sicuramente un affare) Alitalia andrà a conclusione. I sindacati, causa prima dell’attuale sfascio (sono stati loro a chiudere la porta in faccia ad Air France, e ad aprirla a Berlusconi e alla cordata), diranno che dopo ore e ore di confronto hanno firmato un accordo in cui la quasi totalità delle loro richieste sono state accettate e di più non era possibile fare, pena il fallimento dell’azienda (azienda fallita già al ritiro di Air France, non dobbiamo mai dimenticarlo); Sacconi e Matteoli, ci diranno che sono riusciti a non far chiudere Alitalia, salvandone l’italianità (ben poca cosa visto che sarà ridotta ad una piccola azienda che non avrà più neppure la preminenza in Italia); Colaninno e Sabelli del CAI dichiareranno che pur di salvare Alitalia e la sua italianità hanno fatto concessioni dolorose ai sindacati e perciò meriterebbero una medaglia al coraggio e al sacrificio (dimenticheranno di dire che hanno comprato la parte dell’azienda sena debiti perché l’altra, quella indebitata, l’avranno sul groppone gli Italiani, anche i nascituri); Fantozzi, l’attuale commissario governativo, dirà che ha traghettato, come nelle intenzioni (di chi?) Alitalia alla CAI degli assistiti di stato, dimenticando il ricatto del carburante o della presa d’atto del fallimento; Passera sarà orgoglioso del suo “progetto fenice”, dimenticando i tagli al personale, l’accorpamento dei debiti di Air One (perché?) e la divisione in due della vecchia Alitalia, quella senza debiti da vendere alla cordata e quella coi debiti da lasciare allo stato. Infine, Belusconi, comparendo in TV, questa volta a reti unificate Rai-Mediaset, potrà dire a tutto denti che il suo intervento è stato ancora una volta decisivo per risolvere un problema che la sinistra aveva incancrenito, come la mondezza di Napoli. Viva Berlusconi, viva!
E l’opposizione?
Vi rimando alle due affermazioni che hanno introdotto la riflessione.

13 settembre 2008

LA LIBERTA’ DI STAMPA

Come libero cittadino esprimo solidarietà alla redazione de “L’Espresso” e ai giornalisti Di Feo e Fittipaldi per le perquisizioni effettuate dalla Guardia di Finanza in relazione all’inchiesta “Così ho avvelenato Napoli” pubblicata da “L’Espresso” e nella quale l’”imprenditore” Gaetano Vassallo dà testimonianza del criminale smaltimento dei rifiuti nocivi in Campania e chiama a correi funzionari e politici, e tra questi un sottosegretario del governo in carica.
Accuse, evidentemente tutte da provare, ma resta il fatto che, ancora una volta, l’informazione, quando si avvicina al potere, viene presa di mira, il diritto di cronaca viene mortificato…come se la si volesse imbavagliare.
In un paese libero e democratico il cittadino deve essere informato, è un suo diritto che non può essere oscurato.
Nello specifico, in tanti hanno parlato nei media di commistioni varie (verba volant), ma quando dal parlato si passa allo scritto d’inchiesta (scripta manent)…beh, meglio indagare sul come e sul perché.