Nella crisi russo-georgiana, o meglio russo-statunitense, i politici italiani hanno fatto del silenzio una virtù: o perché non hanno niente da dire o perché sono in ferie, come il ministro degli esteri Frattini, che al vertice europeo si fa sostituire dal suo vice Scotti (toh, chi si rivede!) o come il premier occupato a mettere d’accordo i suoi amici personali Putin e Bush, più il primo che il secondo.
Le penose passerelle televisive in questo scorcio di agosto ci sono state risparmiate. Rimangono immagini e voci dalla Georgia (Ossenzia del Sud e Abkhazia), più di 2000 morti e oltre 200.000 profughi. Emerge l’impotenza degli USA di Bush (una politica estera fallimentare in tutto lo scacchiere internazionale) e dell’ONU, ormai ridotta ad un’organizzazione burocratica incapace di gestire anche la più insignificante crisi regionale. Ma si erge i tutta la sua potenza la rinata Russia di Putin, capace di tenere sotto scacco sia politicamente che economicamente l’Europa e gli USA.
Questo sarebbe il momento opportuno per l’opposizione veltroniana di chiedere a Berlusconi di esprimersi in politica estera come conviene a una grande nazione quale crediamo di essere. La sua amicizia per Putin è più importante dell’alleanza con gli USA? O per mantenere una stolida equidistanza di visite e ricambi, familiari più che di stato, applica la politica del coniglio (altro che caimano!)?
Purtroppo in Italia in ferie c’è anche l’opposizione …e chissà per quanto tempo ancora!
17 agosto 2008
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