24 ottobre 2010

UNA POLITICA PICCOLA PICCOLA n° 6

Su quello che ostinatamente i politici e i commentatori continuano a chiamare “lodo Alfano costituzionale”, ma potrebbero chiamare, molto più realisticamente per il cittadino distratto “lodo Berlusconi c.” o “lodo Silvio c.” o “lodo Fini c.” o, perché no, “lodo Casini c.”, ho già scritto, ma voglio fare qualche integrazione.
Innanzitutto, molti l’hanno già detto e scritto, ma voglio ripeterlo, repetita iuvant, il termine lodo è usato molto scorrettamente … in modo approssimativo, come approssimativa è la politica finora espressa dal governo in carica.
Lodo (dal dizionario Garzanti): “Decisione emessa collegialmente e per iscritto da arbitri di una vertenza, che diventa esecutiva per decreto del pretore”.
La definizione è fin troppo chiara.
Degli “arbitri” sono chiamati a dirimere una vertenza.
Quale vertenza e tra chi?
La vertenza la conosciamo abbastanza bene, quindici anni di discussioni e di litigi istituzionali: il presidente del consiglio ha, per essere più uguale del resto dei cittadini italiani, bisogno di uno scudo dalla giustizia (e le leggi ad personam? … lasciamo perdere!), insomma non può essere giudicato nemmeno per i reati commessi ante, cioè prima della sua discesa in politica, e che tuttora sono in attesa di sentenza o … di prescrizione.
Il mio amico mi fa n0tare che sarebbe più semplice per Berlusconi andare in Tribunale e farsi giudicare, visto che si proclama innocente.
- Vuol dire, rispondo, che il “nostro” presidente ama il percorso più lungo e più irto di ostacoli. Risultare vincitore, combattendo e coinvolgendo parlamento e Paese, gli dà più soddisfazione.
Conosciuto l’oggetto della vertenza, ora occorre conoscere “tra chi”. Le parti in causa sono Silvio Berlusconi, ma questo lo sanno anche i bambini, e lo Stato. Si! Proprio lo Stato, anche se lo stesso Berlusconi e i suoi “bravi (Manzoni non c’entra)” legali, affermano che la controparte sono i giudici, meglio le toghe colorate di rosso, che qualche volta sono indicati come sovversivi.
Niente di strano, ognuno può avere le sue ragioni. Basta dimostrarle nelle sedi istituzionali competenti.
Abbiamo individuato l’oggetto della vertenza e le parti in causa, ora tocca solo agli arbitri, perché la decisione ancora non è stata presa … almeno ufficialmente (lodo Alfano 1, quello bocciato dalla Consulta, e l’attuale legittimo impedimento, sono stati il primo bocciato e il secondo è in scadenza), cioè con legge costituzionale.
Gli arbitri scelti dall’equipe difensiva del presidente del Consiglio sono il ministro della giustizia Alfano e il parlamento, ma solo una parte, la maggioranza e l’Udc di Casini.
Ora si entra in confusione e in evidente conflitto d’interesse. Una parte del parlamento diventa controparte del ministro Alfano ed entrambi sono alla ricerca del giusto (?) giudizio. Alfano fa la proposta e il loro parlamento l’approva. E l’opposizione, che ci sta a fare? Meglio l’altra parte del parlamento quale ruolo è chiamata ad assumere?
Penso che il parlamento non sia abilitato a giudicare nessuno, né tantomeno può emettere delle leggi anticostituzionali, né delegittimare la magistratura, né evitare il giudizio della legge a un cittadino italiano, solo per il fatto di essere il presidente del Consiglio.
Il lodo, dunque, lodo non è. È un passapartout che umilia la giustizia e i cittadini rispettosi della Costituzione. Invece di ricorrere a elucubrazioni puerili, la maggioranza farebbe più bella figura se dichiarasse che il “lodo” serve al loro presidente che non deve essere giudicato, assumendosi tutte le responsabilità del caso.

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