E’ ormai cosa risaputa che nel nostro parlamento i gruppi politici sono decine ma quelli più potenti ancorché piccoli con un enorme potere di ricatto, stanno al senato, dove anche un solo senatore può determinare la caduta di un governo.
Il servizio peggiore al Paese, comunque, è dato dai gruppi che si formano nel corso della legislatura, quando abbandonano il partito dove sono stati eletti, mettendo in difficoltà la maggioranza, o per una questione di principi da rispettare o per una questione morale di coerenza.
L’ultimo partito (viene da ridere) è il Partito liberal-democratico fondato da Dini (già presidente del Consiglio) e Bordon (già…già tante cose….in tanti partiti) cui hanno aderito una o due unità (senatori) che come proposta politica predicano la liberazione del parlamento dalla riottosa e ingorda sinistra radicale. Ma ad oggi si sono solo distinti per i continui ricatti a Prodi, per le richieste più o meno ravvicinate di verifiche e per lugubri presagi di morte del governo.
Ora a me i due ricordano tanto due famosi personaggi creati da Bonelli, leggendari eroi giustizieri di un Far West in preda all’anarchia dove l’unica arma era la colt.
Per l’amor di Dio, non è il caso dei due, ma a me Bordon, forse per il nome che porta, ricorda Tex Willer e Dini, forse perché più vecchio, Kit Karson, alle prese con l’infido Mephisto (Prodi?).
Quanto ad essere definiti giustizieri ce ne manca. Però entrambi sono impavidi combattenti per il trionfo della giustizia e del buon comportamento, della crescita economica e della salvaguardia dei diritti…di chi quei diritti già ha, insomma del buon governo.
Queste sono le profonde convinzioni che hanno fatto nascere il Partito liberal-democratico, non l’egoismo personale, non la ricerca di un posto sicuro in un futuro incerto, non “il tanto meglio tanto peggio”, ma una leale aderenza ai cittadini che li hanno votati.
“Né votati né eletti”, mi fa notare il mio amico, sempre vigile e attento alle minuzie.
“Cosa vuoi che cambi se sono stati indicati, pardon, inseriti al posto giusto nella lista degli eletti da un partito cui avevano aderito?”
“Si sono chiesti, questi galantuomini, se sarebbero stati eletti sa avessero corso da soli?”, incalza.
“ I tuoi sono discorsi demagogici atti a gettare discredito sui politici e sulle istituzioni”, ribatto.
“Questi sono dei ricattatori che aspettano il migliore offerente e a prova di ciò, ecco quanto dichiara il già banchiere Dini: “Il governo è appeso a un filo, quindi non so quando possa cadere”. “E’ un governo tassa e spendi…con questa politica crescerà meno degli altri…”. “Noi abbiamo detto che bisogna lavorare per superare il quadro politico attuale, cioè oggi al senato il governo non ha una maggioranza politica”. “Prodi andrà avanti fino a quando non ci sarà il voto contrario…e può accadere in qualsiasi momento”.
“Hai ragione. Mi sembra di sentire Bonaiuti o Cesa o La Russa. Le stesse parole, gli stessi tempi, lo stesso disinteresse, lo stesso protagonismo. Tutto a vantaggio dei cittadini…s’intende! Restiamo, quindi, in attesa della tempistica di Dini e che il filo resista!”
28 novembre 2007
20 novembre 2007
L’UNTO E IL CAMBIO DI STRATEGIA
O patria mia, vedo le mura e gli archi/ e le colonne e i simulacri e l’ermi/ torri degli avi vostri/ma la gloria non vedo,/… Or fatta inerme,/ nuda la fronte e nudo il petto mostri./ Oimé quante ferite,/ che lividor, che sangue!…/chi la ridusse tale? E questo è peggio,/che di catene ha carche ambe le braccia;/…siede in terra negletta e sconsolata,/ nascondendo la faccia tra le ginocchia, e piange (Giacomo Leopardi).
E’ stata pubblicata nel 1818, ma potrebbe essere stata pubblicata ieri o stamattina. Oppure è una profezia, ciclicamente determinata e facile da determinare anche ad un poeta!
Il teatruccio (nuovo conio, come le rutelliane alleanze) della politica nei scorsi giorni si è sbizzarrito, dando il meglio di sé. Relativamente a “teatruccio”, s’intende!
Maggioranza e opposizione hanno fatto di tutto per confondere i cittadini che ancora credono nella politica: tentativi di acquisto, passaggi gratuiti da una coalizione all’altra, nascita di nuovi partiti, dichiarazioni per gli addetti ai lavori, minacce più o meno esplicite, richieste di nuovi assetti, porte chiuse che lasciano uno spiraglio o spiragli che lasciano le porte chiuse, proclami, posizionamenti….spallate che lasciano le spalle lussate, e coalizioni inossidabili vicini al collasso.
Ma, come sempre, chi ha rubato la scena è sempre lui, l’unto, l’uomo della provvidenza (per Fini sicuramente) che, con sorrisi a tutta guancia, passa da una dichiarazione all’altra, la seconda opposta alla prima e così …dicendo.
Ma come, si chiede lo stordito (inebetito, per il grande comunicatore) elettore forzista, il “Proclama di Montecatini (11/11/07)” non aveva sancito una netta chiusura alla proposta si dialogo su una nuova legge elettorale? “Non ci sono i tempi per una nuova legge elettorale” e poi la legge elettorale, aveva previsto sarà la tomba di Prodi (“Alcuni senatori del centro sinistra continuano a dirmi in privato che non voteranno la legge finanziaria”…ergo…): uno statista senza tempo e, per di più, credulone, che fonda la sua strategia su confessioni di avversari politici e su possibili misfatti diniani ( ma una volta non era rimasto bruciato?)!
Eppure, il “suo” popolo e non solo domenica lo ha gratificato con un plebiscito (mi vien da ridere!): via questo governo, nuove elezioni subito!
Così il leader unicum, interpretando la volontà…recondita del “suo” popolo ha annunciato la fine di Forza Italia, nascita di un muovo partito (partito del popolo delle libertà?) e …il cambio di strategia: “Se la maggioranza avanzerà proposte o dirà sì alle nostre, saremo (pluralis maiestatis, come le antiche Maestà) lieti…”.
“Ma non è coerente, interviene il mio amico, io lo abbandonerei a sé stesso…cambiare del tutto…”
Ma che cosa è la coerenza, se non un modo di condurre la propria vita senza contraddizioni e conformemente al proprio pensiero?
E quali contraddizioni vede nei suoi comportamenti un personaggio abituato alle contraddizioni, alle smentite ?
Si può affermare, quindi, che la sua coerenza è determinata proprio dalle sue contraddizioni: non sarebbe più l’unicus.
E’ stata pubblicata nel 1818, ma potrebbe essere stata pubblicata ieri o stamattina. Oppure è una profezia, ciclicamente determinata e facile da determinare anche ad un poeta!
Il teatruccio (nuovo conio, come le rutelliane alleanze) della politica nei scorsi giorni si è sbizzarrito, dando il meglio di sé. Relativamente a “teatruccio”, s’intende!
Maggioranza e opposizione hanno fatto di tutto per confondere i cittadini che ancora credono nella politica: tentativi di acquisto, passaggi gratuiti da una coalizione all’altra, nascita di nuovi partiti, dichiarazioni per gli addetti ai lavori, minacce più o meno esplicite, richieste di nuovi assetti, porte chiuse che lasciano uno spiraglio o spiragli che lasciano le porte chiuse, proclami, posizionamenti….spallate che lasciano le spalle lussate, e coalizioni inossidabili vicini al collasso.
Ma, come sempre, chi ha rubato la scena è sempre lui, l’unto, l’uomo della provvidenza (per Fini sicuramente) che, con sorrisi a tutta guancia, passa da una dichiarazione all’altra, la seconda opposta alla prima e così …dicendo.
Ma come, si chiede lo stordito (inebetito, per il grande comunicatore) elettore forzista, il “Proclama di Montecatini (11/11/07)” non aveva sancito una netta chiusura alla proposta si dialogo su una nuova legge elettorale? “Non ci sono i tempi per una nuova legge elettorale” e poi la legge elettorale, aveva previsto sarà la tomba di Prodi (“Alcuni senatori del centro sinistra continuano a dirmi in privato che non voteranno la legge finanziaria”…ergo…): uno statista senza tempo e, per di più, credulone, che fonda la sua strategia su confessioni di avversari politici e su possibili misfatti diniani ( ma una volta non era rimasto bruciato?)!
Eppure, il “suo” popolo e non solo domenica lo ha gratificato con un plebiscito (mi vien da ridere!): via questo governo, nuove elezioni subito!
Così il leader unicum, interpretando la volontà…recondita del “suo” popolo ha annunciato la fine di Forza Italia, nascita di un muovo partito (partito del popolo delle libertà?) e …il cambio di strategia: “Se la maggioranza avanzerà proposte o dirà sì alle nostre, saremo (pluralis maiestatis, come le antiche Maestà) lieti…”.
“Ma non è coerente, interviene il mio amico, io lo abbandonerei a sé stesso…cambiare del tutto…”
Ma che cosa è la coerenza, se non un modo di condurre la propria vita senza contraddizioni e conformemente al proprio pensiero?
E quali contraddizioni vede nei suoi comportamenti un personaggio abituato alle contraddizioni, alle smentite ?
Si può affermare, quindi, che la sua coerenza è determinata proprio dalle sue contraddizioni: non sarebbe più l’unicus.
14 novembre 2007
UNO STATISTA SUI GENERIS
Mentre tutti aspettano con ansia l’esito del voto sulla Finanziaria, Berlusconi è certo che alla fine il governo Prodi cadrà. Non per la sua mediocrità, certamente il livello è più alto del precedente di centro destra, ma per implosione, cioè a causa dei litigi all’interno della coalizione.
Un ritornello che accompagna l’attuale governo sin dal giorno del suo insediamento. Così, Berlusconi con tutte le spallate che ha dato avrà la clavicola ormai slogata e la mente ottenebrata, dato che non ha prodotto ad oggi una proposta politica alternativa ad una qualsiasi proposta governativa.
A Montecatini, come si apprende dalle cronache giornalistiche, il Cavaliere ha pronunciato un no secco a qualsiasi richiesta di dialogo sulla riforma elettorale, mostrando una mancanza di senso dello stato assoluta nonché un’assenza del concetto di democrazia parlamentare fondata sulla legittimazione dell’avversario politico e sul confronto costruttivo.
Per di più la legge elettorale deve rappresentare la sintesi condivisa di una o più proposte che tutti alla fine faranno propria e che, salvo lievi correttivi che si renderanno necessari, non deve essere modificata al cambio d’ogni governo, ma deve accompagnare il susseguirsi di più legislature, senza creare sconcerto e confusione tra gli elettori.
Affermando che la proposta Veltroni cancellerebbe la “conquista del bipolarismo”, Berlusconi. sembra disconoscere che il bipolarismo all’italiana ha portato all’attuale ingovernabilità e alla creazione di piccoli partiti, per lo più familiari o personali, che per necessità hanno formato due aggregazioni, Casa e Unione, disomogenee e litigiose.
Ma forse la ragione del rifiuto e un’altra: “andare al voto con la legge vigente, senza rinunciare al premio di maggioranza”. Un parlamento militarizzato, agli ordini del leader, è il sogno di Berlusconi che non riesce a vedere vie di mezzo: o con me o contro di me.
Il dialogo sarà possibile solo se “le urne non daranno a una parte politica la maggioranza”. Fare, cioè, di necessità virtù.
E se la campagna acquisti gli darebbe ragione, allora la spallata avrebbe successo.
Non c’è che dire, la sfera di cristallo prima o dopo, anche se molto dopo, risponderebbe alle speranze. E sarebbe un triste giorno!
Un ritornello che accompagna l’attuale governo sin dal giorno del suo insediamento. Così, Berlusconi con tutte le spallate che ha dato avrà la clavicola ormai slogata e la mente ottenebrata, dato che non ha prodotto ad oggi una proposta politica alternativa ad una qualsiasi proposta governativa.
A Montecatini, come si apprende dalle cronache giornalistiche, il Cavaliere ha pronunciato un no secco a qualsiasi richiesta di dialogo sulla riforma elettorale, mostrando una mancanza di senso dello stato assoluta nonché un’assenza del concetto di democrazia parlamentare fondata sulla legittimazione dell’avversario politico e sul confronto costruttivo.
Per di più la legge elettorale deve rappresentare la sintesi condivisa di una o più proposte che tutti alla fine faranno propria e che, salvo lievi correttivi che si renderanno necessari, non deve essere modificata al cambio d’ogni governo, ma deve accompagnare il susseguirsi di più legislature, senza creare sconcerto e confusione tra gli elettori.
Affermando che la proposta Veltroni cancellerebbe la “conquista del bipolarismo”, Berlusconi. sembra disconoscere che il bipolarismo all’italiana ha portato all’attuale ingovernabilità e alla creazione di piccoli partiti, per lo più familiari o personali, che per necessità hanno formato due aggregazioni, Casa e Unione, disomogenee e litigiose.
Ma forse la ragione del rifiuto e un’altra: “andare al voto con la legge vigente, senza rinunciare al premio di maggioranza”. Un parlamento militarizzato, agli ordini del leader, è il sogno di Berlusconi che non riesce a vedere vie di mezzo: o con me o contro di me.
Il dialogo sarà possibile solo se “le urne non daranno a una parte politica la maggioranza”. Fare, cioè, di necessità virtù.
E se la campagna acquisti gli darebbe ragione, allora la spallata avrebbe successo.
Non c’è che dire, la sfera di cristallo prima o dopo, anche se molto dopo, risponderebbe alle speranze. E sarebbe un triste giorno!
04 novembre 2007
SCIACALLAGIO POLITICO
La coalizione di centro destra, questa volta capitanata dall’on. Fini (in eterna attesa di ascendere alla presidenza del consiglio), si è buttata a razzo, come uno sciacallo impazzito, sul barbaro assassinio della signora Giovanna Reggiani, strumentalizzando l’onda emotiva e la rabbia dell’opinione pubblica che si crede sempre più insicura.
Così, grazie (?) all’assordante fracasso della stampa e dei notiziari TV, si sta creando un clima di caccia alle streghe, come se l’unico problema, il vero problema, da cui tuti gli altri dipendono, sia dato dalla presenza dei rom: risolto il quale, come per incanto, si risolveranno i problemi della giustizia, della sanità, dei trasporti, dei salari, delle pensioni e… della mediocrità politica.
E’ ovvio che tale stato di degrado e di insicurezza, per l’on. Fini e i suoi alleati, è opera del centro sinistra che da quando governa non ha saputo legiferare provvedimenti adeguati per la sicurezza pubblica.
Non capisco perché Fini oggi grida allo scandalo e inveisce contro il governo per i mancati provvedimenti, quando dimentica che ieri (cioè fino al maggio 2006), nel governo presieduto da Berlusconi, non solo era ministro degli esteri ma anche vice ministro e il suo partitto rappresentava la seconda forza della coalizione.
Almeno questo sgangherato governo pochi giorni prima del delitto aveva presentato il pacchetto sicurezza, mentre il “suo” si era distinto per proclami e “fuochi d’artificio”.
Così, ecco il “nostro” sfidare la pioggia e visitare il luogo del fattaccio e portare conorto al marito della vittima, strumenti, la prima innocente, il secondo inconsapevole di una grave strumentalizzazione politica: il dolore violentato al servizio della politica.
Questi politici cercano il consenso sfruttando ogni disgazia ma, inbelli e presidenzialisti, sono incapaci di proposta e di confronto, chiusi nella loro presunzione e ipocrisia.
Il fatto è che pur di parlare, pur di esserci, non capiscono, e in ciò sono in compagnia dei media (quotidiani e notiziari TV e altro), fino a quando possono tirare la corda senza che l’intolleranza si trasformi in violenza, in squadrismo (mentre scrivo si ha notizia di raid punitivi…come volevasi dimostrare).
Uno statista, quale Fini l’incompiuto, alla luce dei risultati del suo intervento, farebbe meglio a interessarsi di più dei molto destabilizzanti delitti di mafia, l’ultimo mercoledì scorso a Borgetto (PA).
O crede anche lui che la mafia “non esiste” o pensa che il governo che sosteneva l’abbia sgominata…o forse è meglio mostrare i denti ai deboli e il sorriso ai potenti?
Così, grazie (?) all’assordante fracasso della stampa e dei notiziari TV, si sta creando un clima di caccia alle streghe, come se l’unico problema, il vero problema, da cui tuti gli altri dipendono, sia dato dalla presenza dei rom: risolto il quale, come per incanto, si risolveranno i problemi della giustizia, della sanità, dei trasporti, dei salari, delle pensioni e… della mediocrità politica.
E’ ovvio che tale stato di degrado e di insicurezza, per l’on. Fini e i suoi alleati, è opera del centro sinistra che da quando governa non ha saputo legiferare provvedimenti adeguati per la sicurezza pubblica.
Non capisco perché Fini oggi grida allo scandalo e inveisce contro il governo per i mancati provvedimenti, quando dimentica che ieri (cioè fino al maggio 2006), nel governo presieduto da Berlusconi, non solo era ministro degli esteri ma anche vice ministro e il suo partitto rappresentava la seconda forza della coalizione.
Almeno questo sgangherato governo pochi giorni prima del delitto aveva presentato il pacchetto sicurezza, mentre il “suo” si era distinto per proclami e “fuochi d’artificio”.
Così, ecco il “nostro” sfidare la pioggia e visitare il luogo del fattaccio e portare conorto al marito della vittima, strumenti, la prima innocente, il secondo inconsapevole di una grave strumentalizzazione politica: il dolore violentato al servizio della politica.
Questi politici cercano il consenso sfruttando ogni disgazia ma, inbelli e presidenzialisti, sono incapaci di proposta e di confronto, chiusi nella loro presunzione e ipocrisia.
Il fatto è che pur di parlare, pur di esserci, non capiscono, e in ciò sono in compagnia dei media (quotidiani e notiziari TV e altro), fino a quando possono tirare la corda senza che l’intolleranza si trasformi in violenza, in squadrismo (mentre scrivo si ha notizia di raid punitivi…come volevasi dimostrare).
Uno statista, quale Fini l’incompiuto, alla luce dei risultati del suo intervento, farebbe meglio a interessarsi di più dei molto destabilizzanti delitti di mafia, l’ultimo mercoledì scorso a Borgetto (PA).
O crede anche lui che la mafia “non esiste” o pensa che il governo che sosteneva l’abbia sgominata…o forse è meglio mostrare i denti ai deboli e il sorriso ai potenti?
Iscriviti a:
Post (Atom)