31 maggio 2006

I PRIVILEGI: 1 – Le farmacie: Servizio alle famiglie o lobby?

Il ministro della salute Livia Turco nel suo intervento al Policlinico Gemelli (28,05,06) ha affermato: “….continuo a mantenere la mia posizione di contrarietà ai farmaci nei supermercati:”
Per carità, è una sua opinione, rispettabile quanto sai vuole, ma solo la sua opinione.
Mi risulta, che “opinioni” diverse chiedono che i farmaci da banco, quelli per intenderci che non necessitano di ricetta medica, vengano venduti anche nei supermercati, sostenendo che potrebbero fare da calmiere ai prezzi praticati, quasi in regime di monopolio, dalle farmacie. O, forse, i Paesi dove i farmaci si trovano nei supermercati, non hanno a cuore il benessere dei cittadini? (Immaginate un lavoratore che alle 22,00, dopo una frenetica giornata, stia in fila alla cassa con un forte mal di testa. Che fa? Va al reparto e prende una confezione di pillole. Questo negli Usa ma non in Italia, dove deve recarsi in una farmacia del “turno di notte” o tenersi il mal di testa.).
I farmaci nei supermercati non significherebbe mortificare il ruolo delle farmacie, come sembra temere il ministro, per la quale, “….devono diventare sempre più un presidio del sistema sanitario nazionale (visto come funziona, direi una miniera, per i farmacisti s’intende..) per garantire la continuità assistenziale, per dare le informazioni giuste e per stare vicino ai cittadini.”
Chi non si trova d’accordo su questi buoni auspici? Tutti!
Ma mi chiedo se il ministro sia mai entrato in una farmacia.
Molte di queste rappresentano, stando agli arredi e alle luci, un’offesa alla malattia e al dolore. Vi si vende di tutto, dai pannolini/loni alla pasta dentifricia, dallo shampoo allo smalto per le unghie, dagli omogeneizzati alle ciabatte e calze riposanti. Vi si entra con una ricetta, si esce con un sacchetto….come nei supermercati! Senza accorgersene, almeno al momento.
E lo scontrino? Anche questo pesante come quello dei supermercati.
Una distanza abissale separa le farmacie dai cittadini, specie quando cercano le medicine alternative a quelle di marca, meno care e con lo stesso principio attivo, e non le trovano….bisogna ordinarle (ma se ne ho bisogno subito….compro l’Aulin).
Io penso che le FARMACIE rappresentano uno dei tanti PRIVILEGI di cui l’Italia è ricca.
Le farmacie sono contingentate. L’art 1 della L. 362 dell’8/11/1999, così recita: “Il numero delle autorizzazioni è stabilito in modo che vi sia una farmacia ogni 5.000 abitanti nei comuni con popolazione fino a 12.500 abitanti e una farmacia ogni 4.000 negli altri…”
Inoltre, i farmacisti per poter esercitare la professione devono essere iscritti all’albo professionale (condizione imprescindibile). Ma la difficoltà maggiore è rappresentata dalla titolarità (spesso non coincide con la presenza in farmacia): il privilegio diventa di pochi (la F. si può tramandare di padre in figlio o vendere).
Il cittadino che va in farmacia deve avere la certezza che dietro al banco ci sia un farmacista laureato e competente, proprio per quel rapporto di fiducia tra il farmacista e il cittadino di cui parla il ministro, ma non è necessario che sia iscritto all’Albo in quanto ciò non ne garantisce né l’integrità né la preparazione.
Questo retaggio medievale, le corporazioni, è diventato una vera e propria LOBBY, una rete dalla quale il cittadino non può sfuggire come non può sfuggire dalla malattia.
E’ ora che lo Stato intervenga, signor ministro, per dare dignità ai tanti giovani laureati farmacisti che non possono esercitare in proprio, ostacolati da un “ALBO” molto ingombrante che va rimosso.
Domande conclusive: “Siamo o no un Paese liberista dove ogni cittadino è libero, così dice la Costituzione, di esprimere le proprie potenzialità e la propria intraprendenza? Se sì, perché continuiamo a ignorarlo?
Cologno M.se 31,05,06